Indi, la decisione è presa: macchine staccate, la rabbia dei genitori

 

Un appello disperato, ma inascoltato. Indi Gregory, la bambina di 8 mesi afflitta da una malattia giudicata incurabile dai medici del Queen’s Medical Centre e dai giudici britannici, ha dovuto dire addio ai supporti vitali che la mantenevano in vita. La decisione, che arriva come un colpo al cuore per i genitori, è stata confermata ier, sabato 11 novembre, nonostante la battaglia legale che ha visto coinvolta anche l’Italia.

Domenica
09:40 – Indi è ancora viva

La neonata di 8 mesi nata con una gravissima malattia, nonostante siano state avviate le procedure per il distacco dei macchinari di sostegno vitale è ancora in vita. Il distacco dei macchinari prevede una procedura per accompagnare gradualmente alla morte la piccola, che potrebbe restare in vita per ore o per qualche giorno in base a come risponderà il suo organismo.

09:00 La rabbia del padre

“Siamo stati scortati fuori dall’ospedale — fa sapere il signor Gregory — dagli addetti alla sicurezza e da qualche poliziotto. Quando siamo arrivati al piano terra hanno controllato la zona fuori dall’edificio dell’ospedale prima di farci salire in ambulanza”. È ancora: “Indi — ha aggiunto papà Dean — ha sopportato un viaggio di 45 minuti per arrivare all’hospice senza nessun problema, mentre ci avevano detto che i 18 minuti per raggiungere casa nostra sarebbero stati troppo pericolosi”.

Sabato
16:10 Staccate le macchine a Indi Gregory

È cominciato il percorso di sospensione dei sostegni vitali a Indi Gregory. Papa Francesco ha rivolto le sue parole alla famiglia :”Rivolgo il mio pensiero alla piccola Indi e alla sua famiglia, e a tutti i bambini che in questo momento nel mondo stanno soffrendo per la malattia o la guerra”.

15:00 – Beppino Englaro: “Un’altra tragedia. Bisogna stabilire a chi spetta l’ultima parola”

Il caso di Indi Gregory “è un’altra tragedia della responsabilità che va chiarita a livello universale. Bisogna stabilire a chi spetta l’ultima parola”: è quanto ha detto Beppino Englaro, che per 17 anni condusse una battaglia legale per la sospensione della cure alla figlia Eluana, vittima di un incidente stradale nel 1992. “Sia chiaro – aggiunge Englaro – non voglio essere savio e insegnare niente a nessuno ma il mondo intero dovrebbe chiarire queste cose una volte per tutte e per tutti, e casi come questo non dovrebbero esistere. Ma so che è utopia pura”.

13:40 – Indi trasferita in un hospice: in corso le procedure

La piccola Indi Gregory è stata trasferita nell’hospice individuato per la sospensione dei supporti vitali e le procedure sono in corso. Lo riferisce all’Adnkronos Salute Simone Pillon, legale che ha seguito la famiglia della bimba in Italia, nel suo tentativo di salvare la figlia di 8 mesi affetta da una grave e rara malattia mitocondriale.

13:17 – Papa Francesco si stringe alla famiglia di Indi

Papa Francesco «si stringe alla famiglia della piccola Indi Gregory, al papà e alla mamma, prega per loro e per lei, e rivolge il suo pensiero a tutti i bambini che in queste stesse ore in tutto il mondo vivono nel dolore o rischiano la vita a causa della malattia e della guerra». Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni.

11:00 – Macchine verranno staccate oggi

Arriva la comunicazione ufficiale riportata da Simone Pillon, che è in colloquio diretto con la famiglia. A quanto pare oggi verranno staccate le macchine che tengoni in vita Indi Gregory.

“Oggi verso le 11 (12 italiane) il sistema inglese staccherà i supporti vitali a Indy Gregory“, ha dichiarato l’avvocato Simone Pillon, che sta affiancando la famiglia in questi giorni difficili. Un esito che si prospettava già da ieri, ma che adesso assume i contorni della crudele realtà.

I genitori di Indi non si sono mai arresi, opponendosi fermamente alla decisione e sperando in un trasferimento al Bambino Gesù di Roma, ospedale pronto ad accogliere la piccola. Anche la politica si è mossa, con la premier Giorgia Meloni che ha personalmente lanciato un appello al ministro della Giustizia e Lord Cancelliere britannico, chiedendo un intervento di moral suasion in nome della Convenzione dell’Aia del 1996.

Tuttavia, nonostante gli sforzi e le suppliche, i giudici britannici hanno scelto di procedere secondo la loro direzione, lasciando le speranze dei genitori e di chi li ha supportati, appese a un filo ormai pericolosamente sottile.

Oggi, quindi, un silenzio assordante accompagna il destino di Indi Gregory, mentre un sistema di valori divergenti si scontra sul filo della vita e della legge.