In Svezia l’ultradestra è il primo partito

Chissà: forse sarà per porre freno all’islamismo radicale dilagante o per ripristinare la legalità in interi quartieri multiculturali dove la polizia non osa nemmeno mettere piedi. Sta di fatto che nella patria del progressismo politicamente corretto, ultra-tollerante, gayfriendly e pro-rifugiati, la popolazione è esasperata e vuole un deciso e netto cambio di rotta. In Svezia, come riporta La Stampa, i Democratici svedesi di Jimmie Åkesson sono in costante ascesa e stanno godendo di un momento di particolare popolarità, superando nei sondaggi i Socialdemocratici del premier Löfven e attestandosi nei sondaggi come prima forza politica del Paese. Non era mai accaduto prima.

I democratici svedesi godono del 24% dei consensi, record di sempre, mentre i Socialdemocratici scivolano al 22%, mai così male nella loro storia. Il leader dei sovranisti ha spiegato di non “essere sorpreso” e ha sottolineato come “questo risultato consolida il ruolo del partito come vera e unica opposizione al partito socialdemocratico, che ha dominato la politica svedese dagli Anni 30”. Noi, ha sottolineato, “abbiamo discusso in modo costruttivo sulla criminalità delle gang, sull’aumento della sicurezza e su una politica migratoria che in Svezia non funziona da troppi anni”.

Gli svedesi esasperati dai buonisti di sinistra
La verità è che gli svedesi non ne possono più delle politiche buoniste dei progressisti e del loro lassismo sul fronte della sicurezza. Soltanto una settimana fa, sottolinea La Stampa, un 15enne è stato ucciso a colpi d’ arma da fuoco in una piazza nel centro di Malmö, una zona piena di bar e ristoranti e molto frequentata. Ma è soltanto l’ultimo di una lunghissima serie di episodi criminali che stanno facendo esasperare gli svedesi. Secondo una ricerca pubblicata dal giornale svedese Aftonbladet, le donne si sentirebbero particolarmente insicure e preoccupate per la loro incolumità in determinate zone del Paese.

Si tratta dei quartieri dominati da immigrati, in special modo islamici. Sono le tristemente celebri “no-go area”, dove nemmeno la polizia può mettere piede. Come ha ammesso nel gennaio 2018 Dan Eliasson, il capo della polizia nazionale svedese, “il numero delle no-go-area ha raggiunto un livello molto critico, sono salite da 55 a 61 in soli dodici mesi e rappresentano un attacco alla nostra società”. E la situazione è drasticamente peggiorata. Basti pensare al quartiere di Rinkeby, a Stoccolma, dove la percentuale di immigrati arriva al 90% della popolazione, e dove le donne – come ha ben documentato un’inchiesta di Katie Hopkins – hanno paura a uscire di casa per timore di essere stuprate o aggredite. Questo ai progressisti sembra importare poco.

Inferno multiculturale e foreign fighter di ritorno
A Malmö si sono raggiunti negli anni livelli altissimi di criminalità tanto che, come ha ammesso lo stesso capo della polizia locale Jonas Karlberg, “abbiamo avuto un numero straordinario di sparatorie nel 2016, nel 2017 e anche per parte del 2018”. Anche l’estremismo islamico è un serio problema per il Paese nordico. Secondo un articolo del Il Fatto Quotidiano del 2017, la “tranquilla” Svezia (a quota 300) è al quinto posto di una classifica che vede drammaticamente in vetta la martoriata Francia (che svetta con 2183, seguita dalla Gran Bretagna a 1700): è la triste graduatoria che suddivide su base territoriale i cittadini europei e i residenti nel Vecchio Continente coinvolti in network jihadisti.

Svezia che deve fare i conto con i foreign fighters di ritorno. Come ha acclarato la scorsa primavera la tv svedese SVT, 13 dei 41 foreign fighters di ritorno avrebbe commesso reati di vario genere, alcuni dei quali molto gravi: un uomo di 31 anni, ex combattente dell’Isis, è stato filmato mentre aggrediva un vicino di casa con un paio di forbici. Ora è agli arresti con l’accusa di tentato omicidio. C’è dunque da stupirsi dell’avanzata dei Democratici svedesi? Certo che no.