Ilaria Salis rischia di tornare in carcere in Ungheria, l’appello a Giorgia Meloni: “Mi tuteli”
Dopo l’elezione al Parlamento europeo, Ilaria Salis torna a far parlare di sé con un appello diretto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. L’attivista italiana, detenuta per oltre un anno in Ungheria in condizioni definite disumane, chiede ora tutela istituzionale. E lo fa mentre pende su di lei una possibile revoca dell’immunità parlamentare appena acquisita, che potrebbe riportarla in carcere per l’accusa di aver partecipato a un pestaggio antifascista a Budapest.
La recente intervista rilasciata dalla neoeletta europarlamentare Salis a La Stampa ha acceso i riflettori su un caso che va ben oltre le aule di tribunale, assumendo i contorni di una questione politica e simbolica di portata europea. Con parole cariche di preoccupazione, Salis ha espresso il timore di essere condannata a 24 anni di carcere in Ungheria, un’ipotesi che, secondo lei, si basa su un sistema giudiziario non indipendente e soggetto a pressioni politiche.
Un processo giudiziario sotto il segno della politicizzazione
Salis, eletta con Alleanza Verdi e Sinistra, ha sottolineato come il suo caso sia stato fortemente polarizzato politicamente sin dall’inizio. La sua figura, considerata da alcuni un simbolo di resistenza democratica e da altri una figura controversa, si trova ora al centro di un dibattito che coinvolge direttamente il Parlamento europeo. La questione principale riguarda la possibile decadenza dell’immunità parlamentare, un passaggio che potrebbe portarla nuovamente in carcere, questa volta in Ungheria.
Il ruolo del Parlamento europeo e le incertezze sul fronte Ppe
Tra le incognite più rilevanti, Salis ha evidenziato le divisioni all’interno dei gruppi parlamentari europei, in particolare del Partito popolare europeo (Ppe). Pur sperando in una posizione unitaria, la neoeletta europarlamentare ha espresso dubbi sulla coerenza del Ppe nel sostenere la sua causa, sottolineando che la questione non riguarda l’appartenenza ideologica, ma la difesa dei principi fondamentali dell’Unione Europea e delle sue democrazie.
Le tensioni a Bruxelles sono palpabili: tra pressioni diplomatiche da Budapest e posizioni divergenti all’interno del Parlamento, la decisione finale si presenta come una delle più delicate degli ultimi tempi, con implicazioni che vanno oltre il caso individuale.
L’appello di Salis a Giorgia Meloni: tutela diplomatica e diritti fondamentali
In un gesto che ha sorpreso molti, Salis ha rivolto un appello diretto alla premier italiana Giorgia Meloni, chiedendo tutela non per un favore politico, ma per il rispetto di un diritto fondamentale: quello a un processo giusto e a una giustizia indipendente. La richiesta di tutela diplomatica, infatti, si inserisce nel quadro più ampio della tutela dei diritti dei cittadini italiani all’estero, anche in situazioni complesse come questa.
Un caso simbolico che attraversa l’Europa
La vicenda di Salis si configura come un caso emblematico delle sfide che l’Europa deve affrontare in materia di giustizia, immunità parlamentare e rispetto dei valori democratici. Dal funzionamento della magistratura ungherese alle regole che regolano l’immunità dei parlamentari, ogni elemento contribuisce a definire un quadro di tensione tra principi fondamentali e realtà politiche.
Mentre si attende la decisione del Parlamento europeo, il destino di Salis rimane sospeso: una cittadina eletta con il consenso popolare, potenzialmente destinata a tornare dietro le sbarre, ma che oggi rivendica con fermezza il suo diritto a un processo equo, libero da influenze politiche e rispettoso della sua dignità di cittadina europea.