Il “sì” di Monti a Conte è una “trappola”: adesso i nostri risparmi sono in pericolo

 

Il “sì” alla fiducia da parte del senatore a vita, Mario Monti, di fatto fa tornare le lancette dell’agenda politica a 10 anni fa.

L’ex premier aveva elaborato una lista ben dettagliata di mosse fiscale (e non solo) come condizione unica per accordare la fiducia a Conte. Il voto favorevole che ha portato comunque a un risultato risicatissimo al Senato (156 voti per la fiducia) spalanca le porte a una drastica inversione di rotta sul piano delle tasse.

Monti, piano horror per Conte. Così ci svuotano il portafoglio

La contropartita per Monti

Per capire meglio quale sarà la contropartita che il governo giallorosso dovrà pagare all’ex premier bisogna rispolverare il suo editoriale di qualche giorno fa apparso sul Corriere della Sera. La lista dei tributi da inasprire prendeva spunto dall’audizione di Giacomo Ricotti di Bankitalia, Capo del servizio assistenza e consulenza fiscale di via Nazionale. Nella sua relazione il dirigente di palazzo Koch ha suggerito al governo di alzare le tasse sulla ricchezza e sugli immobili per liberare risorse per il taglio delle tasse in busta paga.

Una sorta di patrimoniale mascherata che ha subito fatto breccia dalle parti di Monti. E così il Loden ha ribadito immediatamente la sua lista dei desideri tassaroli al premier: “Riforma fiscale, con adeguato spazio alle semplificazioni, ad un fisco ‘friendly ma non troppo’ verso i contribuenti, alla necessità di salvaguardare la competitività ; ma anche, senza pregiudizi in alcuna direzione, ai temi che solo in Italia sono considerati tabù, temi che tutti i partiti, pavidi, non osano neppure pronunciare : imposta ordinaria sul patrimonio, imposta di successione, imposizione sugli immobili e aggiornamento del catasto, imposizione sul lavoro, ecc.

Ci si potrebbe avvalere, come punto di partenza, delle audizioni parlamentari svoltesi recentemente, in particolare di quella – meticolosamente non sovversiva, ma che non ha tabù – di Giacomo Ricotti della Banca d’Italia (11 gennaio 2021)”. Parole forse fin troppo chiare che adesso, con il voto di fiducia di Monti incasellato tra i senatori che sostengono il governo, potrebbero dare spazio ad un vero piano horror fiscale.

Le nostre tasche in pericolo Ora vogliono colpire le case

Incubo patrimoniale

È giusto ricordare che in questo contesto così debole per l’esecutivo, Giuseppi è appoggiato anche da Leu e Pd. Ed è proprio da una parte dem e da Leu che sono arrivate in parlamento proposte esplicite per una patrimoniale. Insomma la nuova maggioranza che sostiene l’esecutivo zoppo di Conte si basa su una voglia incontrollata di mettere le mani nel portafoglio di milioni di italiani. E c’è da scommettere che anche i conti correnti potrebbero entrare nel mirino del governo. Basti ricordare che con la nuova direttiva europea bastano pochi euro di rosso sul conto per far scattare l’inferno con tanto di segnalazione ed ingresso diretto nella black list di chi non paga. Con l’asse Monti-Conte non c’è dar star sereni nemmeno sul fronte previdenziale.

Il disastro sulle pensioni

Il 2021 è un anno davvero decisivo per diversi motivi. Il primo è abbastanza noto: al 31 dicembre andrà in soffitta Quota 100 e al momento l’esecutivo non ha presentato una riforma credibile del sistema previdenziale che possa permettere un’uscita dal lavoro in anticipo in modo soft.

Al netto della proroga di opzione donna, non c’è sul campo ad oggi una riforma che possa sostituire davvero Quota 100. E il piano gialloverde per l’uscita anticipata non è mai stato digerito da Monti e il timore, adesso, è che possa nuovamente tornare l’incubo Fornero con un inasprimento ulteriore dei requisiti per la pensione con un ulteriore ritocco all’età pensionabile. Ma non finisce qui.

Dall’1 gennaio 2022 dovrebbe tornare in pista la rivalutazione premiante degli assegni previdenziali finora calmierati da un sistema penalizzante fortemente voluto anche dal governo Monti. L’esecutivo giallorosso aveva già tentato la strada delle proroga del blocco anche per tutto il 2022. Percorso abbandonato poi per le proteste dei sindacati. Ma è possibile che la proroga possa tornare con la nuova manovra che verrà varata alla fine di questo anno. Insomma il sì di Monti alla fiducia mette una sorta di catena al collo del governo. Una catena che pagheremo tutti noi…

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