Il generale sta con Salvini: “una volta a bordo, sempre in Italia? No assoluto”. Azione militare subito.

Il generale di Corpo d’ Armata Vincenzo Santo, ex comandante della missione Nato in Afghanistan, entra a gamba tesa sul fenomeno dell’immigrazione illegale.

Per il generale il primo effetto da avere è quello psicologico: «Cancellare dalla mente dei trafficanti e degli emigranti l’idea che, una volta a bordo di un qualsiasi battello prima o poi si arriverà in Italia o in altro qualsiasi paese europeo».

Il blocco dei porti è inutile: «L’ equinozio di primavera si avvicina e prima o poi, quando il tempo diverrà più clemente, dopo Malta,Spagna, Vaticano e Valdesi, toccherà anche a noi, malgrado il muso duro di Salvini, riaccogliere qualche disperato irregolare». A quel punto la pressione politica internazionale sarà ingestibile.

Che fare dunque prima che la catastrofe umanitaria si profili di nuovo all’ orizzonte? Per l’ alto ufficiale dell’ Esercito italiano, che vanta un’ esperienza trentennale negli scacchieri internazionali più caldi, non c’ è alternativa all’ uso della forza, ovvero ad un intervento militare diretto.

Non una strategia limitata ad affrontare le singole emergenze come quella della “Sea Watch”, bensì un’ azione coordinata a vasto raggio per fermare il traffico di clandestini là dove si origina, ovvero in Libia. Ecco il piano del generale Santo: un dispositivo d’ alto mare con cinque o sei unità, come fatto per “Mare Sicuro” per la sorveglianza ottico-radar delle coste libiche dalla Tripolitania, tra Misurata e il confine tunisino. Circa 200 miglia marittime.

Un blocco navale davanti alle coste libiche per respingere tutti i barconi, navi delle Ong incluse, con rimpatrio forzato in Libia o altro paese africano di tutti gli emigrati clandestini a bordo.

«Il blocco navale è un atto di guerra, ma noi siamo in guerra. Non sono forse i flussi migratori incontrollati, vero e proprio commercio di schiavi, una minaccia per la sicurezza, non ultimo il fatto che nel mezzo si possono nascondere terroristi o veicolarne futuri? Se ci spaventano termini come il «blocco navale», possiamo ribattezzarlo “interdizione marittima” ma occorre agire subito per non trovarsi di fronte ad un’ emergenza fra poche settimane. Perché il traffico di esseri umani se non si argina, non avrà mai fine».

Se si vuole porre fine al traffico umano clandestino, l’unica soluzione per il capitano resta questa: «L’ unica opzione è quella militare pretendendo che l’ azione nel Mediterraneo centrale sia nelle nostre mani. Diversamente andremo avanti così per chissà quanto tempo ancora affidandoci a periodiche e stantie “eruzioni caratteriali”».

Voi cosa ne pensate?

Fonte: Libero