Il diktat dei voltagabbana: cosa vogliono subito da Conte

La caccia è da poco cominciata e c’è ancora qualche giorno di tempo per riempire il sacco. Giuseppe Conte non smette di andare alla ricerca dei cosiddetti responsabili (una volta chiamati voltagabbana dai grillini di turno) per cercare di mettere in salvo la propria poltrona fino al 2023.

Il premier però guarda soprattutto oltre: al Senato è nata la componente parlamentare che prende il nome di Maie-Italia23 “per costruire uno spazio politico che ha come punto di riferimento” proprio l’avvocato. Dunque questa potrebbe essere l’occasione per iniziare a porre le basi per il progetto di un suo partito. Comunque è ovvio che conviene fare un passo alla volta: innanzitutto adesso pensa a come presentarsi alla Camera e al Senato in totale sicurezza numerica, visto che l’esito è tutt’altro che scontato.

I voltagabbana salvano Conte? Adesso c’è il “numero magico”
Il presidente del Consiglio conta di farcela, ma il gruppo dei “costruttori” è davvero solido e compatto? Sicuramente si può dire che non si renderanno protagonisti di questa operazione di palazzo senza aver visto prima le carte che il governo intende mettere a disposizione. La via indicata al premier è chiara: dimissioni, consultazioni al Quirinale e poi nascita del Conte-ter. A confermarlo le parole di Bruno Tabacci, leader di Centro democratico: “Conte si deve dimettere e formare un nuovo governo”. Giuseppi, viene riferito, è fermo sulla propria linea: è da escludere ogni ipotesi di riavvicinamento con Matteo Renzi. Gli conviene, soprattutto alla luce dell’ultimo ricatto arrivato da Clemente Mastella. Il sindaco di Benevento – che si è fieramente autoproclamato regista di questa operazione – ha avvertito i giallorossi: “Nessuno faccia scherzi. Non siamo i polli di Renzi. Attenti cari Conte e Zingaretti, lunedì potreste avere sorprese. Noi siamo responsabili ma non fessi. Il figliuol prodigo ritorna. Nessun vitello grasso. Alcuni di noi sono a dieta”.

Le nuove poltrone

Non si tratta tuttavia delle uniche condizioni poste dai responsabili, che non hanno perso tempo per i primi diktat: senza una vera e propria offerta (di poltrone) i numeri resteranno in bilico fino all’ultimo secondo. Ieri vi abbiamo parlato dei possibili nomi dei nuovi ministri che potrebbero finire nello scacchiere giallorosso. Lo schema di base sarebbe quello di distribuire ai “costruttori” gli incarichi lasciati da Italia Viva. Alla Famiglia si fa il nome di Paola Binetti dell’Udc; all’Agricoltura circolano i profili di Saverio De Bonis del Movimento associativo italiani all’estero e di Riccardo Nencini del Partito socialista italiano. I 5 Stelle però non ci stanno: non piacerebbe l’idea di dare ai cattolici le politiche della famiglia e soprattutto di far gestire i fondi del Recovery Fund per l’Agricoltura alle new entry.

“Sono perplessa. Le cose potrebbero cambiare solo se ci fosse un fatto nuovo nella maggioranza, come l’ingresso dell’Udc”, è la posizione di Loredana De Petris di Liberi e uguali. Nel frattempo però l’Unione dei democratici cristiani e democratici di centro si è espresso in merito, sfilandosi dai responsabili e facendo traballare i numeri: “Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. Continueremo a lavorare in questo frangente drammatico per il bene del Paese. I nostri valori non sono in vendita”. Una decisione finale o una strategia per alzare la posta? Staremo a vedere.

Fino a lunedì andranno avanti i tentativi per imbarcare quanti più responsabili possibili. Come riportato da Il Messaggero, un senatore “tentato” dalle avances ha assicurato che la partita resta apertissima: “Il pallottoliere cambierà a seconda dell’ultima offerta”. Non mancano intanto le prese di distanza. “Non daremo una mano al premier, rimaniamo nel centrodestra”, promette il centrista Saccone. Barbara Masini di Forza Italia mette le cose in chiaro: “Hanno fatto male i conti, io non sono tra i costruttori”. Sulla stessa scia Donatella Conzatti di Italia Viva: “Non annoveratemi tra i responsabili”. Non dimentichiamo infatti che gira voce di un gruppetto di renziani che sarebbe pronto a sostenere Conte, tradendo così la linea del partito e dell’ex sindaco di Firenze.

Lo stallo

Dopo il no dell’Udc si è registrato grande sconforto nel team che in queste ore sta lavorando all’operazione responsabili. Chi è in prima linea nella caccia ha fatto sapere all’Adnkronos che questa fase di stallo si è creata proprio per la richiesta di dare vita a un Conte-ter passando per le dimissioni e mettendo a punto un nuovo esecutivo. Pertanto a ostacolare il percorso sono le resistenze di coloro che non vorrebbero mettere mano alla squadra. Fino a ieri filtrava ottimismo, ma occorre sempre non sottovalutare le circostanze: sarebbero venuti meno 8 senatori e al momento i numeri non consentirebbero il salvataggio di Conte. C’è comunque tutto il weekend per rifugiarsi in calcio d’angolo.