Il cibo offerto negli hotspot non è di loro gradimento: così i clandestini “snob” a rischio Covid se ne vanno al bar

 

Di Michele Di Lollo – Se la spassano, verrebbe da dire con le dovute precauzioni. Accade sempre più di frequente. Li chiamano disperati anche quando sbarcano con il barboncino al guinzaglio. Noi, potremmo definirli dei clandestini snob. Già, perché spesso i migrantiarrivati in Italia nelle scorse settimane non vogliono il cibo messo a disposizione delle autorità. Non lo accettano. Lo rifiutano. E magari vanno a mangiare fuori. Lampedusa, intanto, è al collasso. L’hotspot dell’isola è un disastro tra fughe e contagi.

Militari all’ingresso e migranti che cercano una via per allontanarsi. Sono in mille in un centro di accoglienza studiato per novanta persone. Molti si portano le coperte e i materassi fuori e vanno a dormire nelle campagne. Ma poi lasciano sporcizia dietro di sé e i residenti della zona spesso protestano. I clandestini entrano in contatto con i turisti. Ed è un problema che si chiama coronavirus. Perché nell’hotspot, come scrive Libero, la profilassi sanitaria è affidata a un preciso protocollo: il destino.

I migranti ospitati avrebbero fatto il tampone, ma poi vengono fuori dei casi di positivi e nessuno sa come sia possibile. Dodici migranti dei 350 fatti salire sulla nave-quarantena sono risultati contagiati. Un’enormità. E gli altri? Sono stati tutti a contatto con i malati. Il rischio bomba sanitaria è alto. Per contatto, si intende questo: hanno dormito, mangiato, nello stesso metro quadrato, in condizioni igieniche perlomeno discutibili. Non ci sono docce. Non ci si lava. Nessuno (o quasi) utilizza le mascherine. Una bomba sanitaria, insomma, che può esplodere da un momento all’altro.

Ieri il sindaco di Lampedusa, Totò Martello, quello che attacca i giornalisti perché secondo lui diffondono notizie false, ha accusato Libero di aver diffuso la notizia del barbecue canino organizzato da un gruppo di migranti. Sarebbe una fake news. Peccato che ci siano foto e video che supportano la tesi. Per dare la dimensione del problema sanitario, comunque, basta aggiungere questo: anche il presidente della Nova Facility, cooperativa che gestisce l’hotspot dell’isola, pare che abbia preso il virus. “Non c’è una avvisaglia di un mio eventuale contagio”, rivela Gianlorenzo Marinese al Corriere Veneto,“ma sono in sorveglianza sanitaria: ho trasportato in auto due migranti che poi sono risultati positivi al Covid-19”. Anche Marinese è bloccato a Lampedusa. Mentre dovrebbe raggiungere Treviso. Lì un altro centro di accoglienza amministrato dalla sua coop – la caserma Serena – è diventato focolaio di contagio. Colpa delle autorità, che non intervengono, e dei migranti.

Molti di questi “ospiti” non credono all’esistenza del coronavirus, non vogliono utilizzare le mascherine.Intanto ieri a Pozzallo, 50 migranti sono fuggiti da un centro di accoglienza. Lo stesso dove sono stati trovati 19 casi positivi. È solo l’ennesimo caso di fuga dopo quello avvenuto a Matera. Dopo i 42 casi dei bengalesi ospitati a Potenza e Irsina, pure all’Hotel Old West a Ferrandina, in provincia di Matera, si contano numerosi casi positivi tra i 100 migranti tunisini arrivati sabato sera dalla Sicilia. Sono almeno 20 i migranti positivi scoperti dopo l’esito dei tamponi.

Non è la prima volta che accadono fatti come questi: migranti positivi fuggiti dai centri di accoglienza. Solo pochi giorni fa, mentre continuano gli sbarchi con circa 300 persone arrivate a Lampedusa in un solo giorno (oltre 7mila nel solo mese di luglio), nella Regione cresceva la paura per un possibile rischio sanitario. Ventotto clandestini sono fuggiti dall’hotspot di contrada Cifali a Ragusa. Tra questi ben 9 soggetti erano risultati positivi al virus cinese.

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