Il Caso Garlasco: Parla l’ex Maresciallo Marchetto, “Indagavo sulle gemelle Cappa, ma fui fermato”
Oggi gestore di un bar nel paese, Marchetto ha rilasciato interviste in cui solleva interrogativi cruciali, puntando il dito contro presunte lacune investigative e possibili piste alternative. Le sue parole, rilasciate mentre la famiglia Poggi gli chiede un risarcimento danni di 40.000 euro, suonano come un’ultima, disperata indagine per fare luce su quanto accaduto.
Le accuse e le condanne: una storia di peculato, falsa testimonianza e favoreggiamento
La vita di Marchetto è stata segnata da tre condanne, tra cui una direttamente collegata al caso Poggi. Le accuse a suo carico sono pesanti: peculato, falsa testimonianza e favoreggiamento. Tra gli episodi contestati, spicca il prestito di un dispositivo GPS a Silvia Sempio, zia di Andrea Sempio, un nome che negli ultimi tempi è tornato prepotentemente alla ribalta. Marchetto spiega che il dispositivo era destinato a monitorare i movimenti di famiglia, ma la donna lo avrebbe utilizzato per seguire il marito, dando il via a un’indagine a suo carico. La falsa testimonianza, invece, si riferisce all’interrogatorio di Franca Bermani, testimone chiave che parlò della misteriosa bicicletta nera da donna con molle cromate, un elemento che potrebbe aver avuto un ruolo cruciale nelle indagini.
“Un colpevole, ma non il vero colpevole”: le nuove speranze sul caso Sempio
Marchetto esprime fiducia nel lavoro della Procura di Pavia, che ha riaperto le indagini e sta valutando il coinvolgimento di Andrea Sempio. “Sono convinto che abbiano molto materiale e che ci stupiranno”, dichiara, sottolineando l’importanza di arrivare a una conclusione definitiva. “Finora abbiamo avuto un colpevole, ma non il colpevole. Quando emergerà la verità, sarà chiaro anche il male che è stato fatto a me, e da chi”.
Le gemelle Cappa, la bicicletta nera e i sospetti ignorati
Le nuove dichiarazioni di Marchetto si concentrano su alcuni aspetti centrali dell’indagine, sollevando dubbi su come sono state condotte le investigazioni iniziali. Il suo racconto si focalizza sul ruolo delle gemelle Cappa, che all’epoca dei fatti erano vicine alla scena del delitto e suscitavano sospetti in molti abitanti del paese. Marchetto rivela l’esistenza di testimonianze che avrebbero potuto scardinare gli alibi delle gemelle, ma che non sono state adeguatamente approfondite. “Avremmo dovuto entrare in casa loro e indagare a fondo, ma ci fu detto che avevano un alibi. Ma chi lo ha mai verificato realmente?”, si chiede oggi.
Un altro elemento chiave è la famosa bicicletta nera della famiglia Stasi, che Marchetto ebbe modo di visionare. “Era diversa rispetto a quella descritta dalla testimone. Non fui io a sequestrarla, e nemmeno i colleghi di Vigevano. Un’occasione persa per fare chiarezza”.
Il confronto con Stasi e l’errore dei primi istanti
Marchetto ricorda con precisione il momento in cui parlò con Alberto Stasi dopo il ritrovamento del corpo di Chiara. “Gli chiesi di parlarmi della ragazza trovata morta, e lui disse solo che aveva il volto pallido. Gli mostrai la foto e gli dissi: ‘È questa, stronzo?’ Solo oggi mi rendo conto che quel ragazzo era nel panico, ma all’epoca avrei voluto insistere. Invece fu subito messo in una stanza con i genitori: un errore da dilettanti”.
“Le Iene” e l’interesse mediatico: la ricerca della verità a tutti i costi
Marchetto ha contribuito a portare alla luce nuovi elementi, mettendo in contatto la trasmissione “Le Iene” con un testimone chiave, residente lungo il canale di Tromello. “Volevo solo che si sapesse tutta la verità”, commenta.
Andrea Sempio: la chiave per sbloccare l’inchiesta?
Il nome di Andrea Sempio, emerso solo in un secondo momento nelle indagini, potrebbe rappresentare la svolta. Marchetto ammette di non averlo mai sentito nominare prima che finisse sotto inchiesta. “Era un ragazzino, come quelli del suo gruppo. Ma forse, proprio per questo, è stato sottovalutato. Oggi potrebbe essere la chiave per sbloccare un’inchiesta che merita finalmente giustizia”.