I residenti non ce la fanno più. La città sotto assedio dei migranti, tra risse e scabbia.
La zona della Stazione Tiburtina doveva trasformarsi nel “cuore pulsante di un nuovo centro direzionale” della Capitale. Ma il piano ambizioso si scontra con una realtà di degrado e abbandono.
Una residente della zona spiega: “Da quando è stata costruita la nuova stazione è aumentato il volume delle persone che frequentano la zona, e molto spesso si tratta di gente poco raccomandabile.
Ogni mattina troviamo a terra decine di portafogli svuotati di contanti e carte di credito. Lavorare qui è sempre più difficile dobbiamo tenere sempre gli occhi aperti”.
La pizzeria, infatti, è stata rapinata più di una volta nel giro di pochi mesi. Stessa sorte toccata alle attività commerciali vicine. “Lo scorso ottobre un gruppo di nordafricani per poco non ci ha distrutto il locale solo perché li abbiamo invitati a liberare il tavolino dove stavano bevendo birra acquistata altrove”, continua il giovane di origini partenopee, indicando i segni dei danneggiamenti di quella sera.
“Qui è il Far West – racconta una residente che incrociamo poco lontano – io stessa sono stata molestata da un uomo di colore perché mi sono rifiutata di dargli l’elemosina”. Risse e aggressioni, nelle vie che circondano la stazione, sono all’ordine del giorno. L’ultimo episodio risale a metà dicembre, quando una 54enne marocchina è stata rapinata della borsa e minacciata con un coccio di bottiglia da un senzatetto filippino sulla circonvallazione Nomentana.
I piloni anneriti che sostengono la sopraelevata sono diventati, col tempo, la casa di decine di sbandati che vivono in condizioni disastrose. “Anche i dipendenti della Bnl, che nell’estate del 2017 ha scelto di trasferire qui la sua sede centrale, spesso trovano i vetri delle proprie auto spaccati”, ci dice Lorenzo Mancuso, portavoce del Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, che da tempo chiede a gran voce l’abbattimento della sopraelevata. Secondo i residenti, inoltre, lo spostamento della stazione dei bus rischia di peggiorare la situazione. “Costruire un parcheggio vuol dire offrire a queste persone ulteriore terreno fertile per implementare i loro traffici”, attacca Mancuso.
Sotto la vecchia tangenziale, tra le tende e i materassi, una distesa di vetri rotti a confermare gli eccessi che si consumano giorno e notte davanti a residenti e viaggiatori. Marocchini con pustole sparse ovunque sul loro corpo, dal dorso alla pianta dei piedi. “È scabbia, qui ce l’hanno tutti e non abbiamo neppure i soldi per comprare le medicine”, dicono.
Lì sotto, c’è chi beve e chi fa uso di droga per sopravvivere alla precarietà. E quando l’alcol annebbia le coscienze scoppiano baruffe e litigi.
Non è più possibile vivere così. I residenti chiedono aiuto.