I migranti della Diciotti fanno causa: “Adesso Salvini ci paghi i danni”
Si è appena chiusa la grana del voto in Giunta sulla richiesta del tribunale dei ministri di fare un processo per il caso della nave Diciotti, che già si apre un nuovo fronte.
Fonti del Viminale fanno, infatti, sapere che uno studio legale ha presentato al tribunale civile di Roma un ricorso d’urgenza per “difendere” 41 degli immigrati che si trovavano a bordo della nave della Guardia Costiera bloccata da Matteo Salvini nel porto di Catania per costringere l’Unione europea a fare la propria parte nella distribuzione dei richiedenti asilo. Dal leader leghista ora pretendono il pagamento di una cifra che oscilla tra i 42mila e i 71mila euro.
Una causa legale che ha il sapore prettamente politico per tornare ad attaccare Salvini. Non a caso arriva pochi giorni dopo la decisione della Giunta per l’immunità del Senato di non concedere l’autorizzazione a procedere al tribunale dei ministri che avrebbe voluto processare il numero uno del Viminale nonostante la procura di Catania avesse deciso di archiviare il caso. Adesso spunta uno studio legale che pretende dal leader leghista il risarcimento dei danni per la “privazione della libertà personale”. A far causa sarebbero 41 degli immigrati che si trovavano a bordo della nave Diciotti. Di questi, sedici risultano nati il primo gennaio. Una coincidenza piuttosto stramba che fa supporre, come spesso accade, che le generalità fornite dai richiedenti asilo siano del tutto inventate. Dichiarano, sempre più spesso, di essere nati il primo gennaio del 2002, guarda caso in modo da risultare di diciassette anni e ottenere così accoglienza in Italia. I dati anagrafici degli immigrati sbarcati al porto di Catania l’estate scorsa non sono certo le uniche note stonate di una vicenda che ha svelato tutte le falle del sistema di accoglienza imposto per anni dall’Unione europea e che Salvini sta cercando di smontare.
Una volta sbarcati in Italia, alcuni degli immigrati, che ora vogliono far causa a Salvini, si erano poi rifugiati nella tendopoli (abusiva) gestita dai volontari della “Baobab Experience”, un’associazione legata al mondo della sinistra radicale che fa del buonismo e dell’accoglienza la propria bandiera. Erano stati proprio gli stessi volontari a noleggiare un pullman e portarli al confine con la Francia per aiutarli ad attraversare (illegalmente) il confine. Adesso, a distanza di dieci mesi, eccoli rispuntare, rappresentati da un ufficio legale italiano, per cercare di spillare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e a Salvini una cifra “a titolo di risarcimento” che oscilla tra i 42mila e i 71mila euro.