Guerra Ucraina: perché Mosca ha minacciato l’Italia e il ministro Guerini

Mosca ha di fatto minacciato l’Italia e con essa il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. Le parole del dirigente estero della Russia Alexei Paramonov rispondono ad una precisa esigenza strategica ed hanno avuto toni da coppole storte. Nuove sanzioni inflitte alla Russia comporterebbero gravi conseguenze e il nostro paese è stato invitato a non seguire l’esempio del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire per una “guerra economica e finanziaria totale” a Mosca.

Testualmente Paramonov ha detto: “Non vorremmo che la logica delle dichiarazioni del ministro trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili“. E Guerini, che c’entra?

Perché Mosca ha minacciato l’Italia: covid e “falchi”
Innanzitutto è il titolare della Difesa e il responsabile del programma di invio armi a Kiev avallato dal governo, perciò è il destinatario ideale del monito con cui Mosca ha ricordato gli aiuti all’Italia durante la pandemia.

Aveva detto Paramonov: “All’Italia è stata fornita un’assistenza significativa attraverso il ministero della Difesa, il ministero dell’Industria e Commercio e il ministero della Salute della Russia. A proposito una richiesta di assistenza alla parte russa fu inviata allora anche dal ministro della Difesa italiano Lorenzo Guerini, che oggi è uno dei principali ‘falchi’ e ispiratori della campagna antirussa nel governo italiano”. Insomma, il sunto è che se la Russia non belligerante offrì il suo aiuto nel 2020, sanzionare la Russia in guerra oggi nel 2022 non è carino.

La vulnerabilità energetica dell’Italia
La replica di Farnesina e Mario Draghi era stata a tono: “Il paragone tra l’invasione dell’Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile“. Ma ad di là della parabola fedriana di Mosca il dato è un altro: l’Italia è il paese più minacciabile perché è il più esposto energeticamente con la Russia e prima che la sua parziale indipendenza dal gas di Mosca si concretizzi non passeranno meno di tre anni.

Motivo per cui, essendo il nostro paese uno dei più pignoli nell’applicare le sanzioni, colpirlo adesso è mossa geopolitica ragionevole.