Guerra Iran-Israele, Trump furioso: “Non sanno cosa c*** stanno facendo, Netanyahu fermi i caccia”
Il fragile cessate il fuoco annunciato tra Israele e Iran sta già vacillando, alimentando un clima di incertezza e preoccupazione internazionale. L’accordo, celebrato inizialmente come passo decisivo verso la de-escalation, sembra ormai destinato a sgretolarsi di fronte alle continue violazioni e agli scontri di queste ultime ore.
Un cessate il fuoco fragile e contestato
Il presidente americano Donald Trump aveva accolto con entusiasmo la notizia, definendo la tregua come “completa, totale e permanente”. Tuttavia, le dichiarazioni contraddittorie delle parti coinvolte testimoniano una realtà ben diversa. Teheran e Tel Aviv si accusano reciprocamente di aver violato gli accordi, alimentando tensioni che rischiano di trasformarsi in un’escalation generalizzata.
Nel pomeriggio, Trump ha espresso il suo disappunto, rivolgendosi direttamente a Israele con un appello forte: “Netanyahu deve fermare subito i caccia e riportare a casa i piloti”. La sua frustrazione ha portato anche a minacce di ritorsioni politiche qualora gli attacchi dovessero continuare, un segnale di alta tensione tra alleati storici.
Il bilancio delle violenze
Il Ministero della Salute iraniano ha diffuso un bilancio drammatico: almeno 610 morti e oltre 4.700 feriti negli attacchi israeliani. Tra le vittime anche personale sanitario e componenti della popolazione civile, con un incidente grave nel carcere di Evin, colpito da un raid notturno.
Anche in Israele si registrano vittime civili e danni infrastrutturali: almeno quattro civili sono stati uccisi a Beer Sheva dai missili iraniani, e diversi obiettivi militari e civili sono stati danneggiati. La sensazione di una tregua che pende da un filo si protrae, con dichiarazioni contrastanti e atti di rappresaglia che si susseguono senza sosta.
Politica interna e pressioni sul governo israeliano
Il governo di Tel Aviv, inizialmente incline alla tregua, si trova ora sotto pressione interna ed esterna. Le parole di alcuni ministri evidenziano una posizione di fermezza: il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha lanciato un messaggio minaccioso, “Teheran tremerà”, mentre il ministro della Difesa Israel Katz ha ordinato nuovi raid “contro il cuore del regime iraniano”. Una strategia che rischia di alimentare ulteriormente il conflitto.
Accuse, smentite e ostilità diplomatiche
L’Iran, attraverso la sua televisione statale, smentisce qualsiasi violazione del cessate il fuoco, attribuendo le accuse israeliane a propaganda. Le forze armate di Teheran affermano che Israele avrebbe attaccato in tre fasi prima delle 9 del mattino, smentendo le dichiarazioni di Tel Aviv.
Nel contempo, mediatori internazionali – come Russia, Qatar e Bahrein – esprimono preoccupazione ma mantengono aperti spiragli di negoziato. Il Qatar, in particolare, ha confermato colloqui indiretti tra Hamas e Israele per contenere il rischio di un allargamento del conflitto a Gaza.
Il timore di escalation nucleare
Tra le tensioni emergono timori di un’ulteriore escalation: fonti iraniane riferiscono che Teheran sta tentando di ripristinare le attività del suo programma nucleare, dopo i recenti bombardamenti statunitensi. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica segnala un piano urgente di “riparazione e riavvio” delle installazioni nucleari iraniane, alimentando timori di un possibile scontro nucleare.
Trump e l’illusione di una pace eterna
Nel mezzo di questa crisi, il presidente Trump ha dichiarato in un’intervista a NBC News che “la guerra tra Israele e Iran è finita per sempre”, una frase che appare più come propaganda che come una previsione realistica. La realtà dei fatti dimostra come il conflitto continui a mietere vittime e a compromettere ogni tentativo di stabilità duratura.