Grosso incendio in un deposito di petrolio russo a Bryansk

Un grosso incendio si è sviluppato nelle ore notturne in un deposito di petrolio russo a Bryansk da cui parte l’importantissimo oleodotto di Druzhba. Bryansk è una città della Russia europea e centro amministrativo dell’Oblast omonimo, situata sulla riva del fiume Desna.

Secondo quanto riportato dai media le fiamme sono altissime e visibili da chilometri. Subito dopo la diffusione dei primi video i social si sono scatenati sull’ipotesi del sabotaggio ad opera di forze ucraine ma al momento non esiste una sola prova empirica che a determinare quell’immenso rogo sia stata una diretta e predeterminata azione offensiva di Kiev.

Incendio in un deposito di petrolio russo a Bryansk
Il grave incendio si è comunque sviluppato questa notte in un deposito di petrolio in Russia che obiettivamente si trova a 150 chilometri dalla frontiera con l’Ucraina.

A dare menzione dell’accaduto è stato il ministero per le Situazioni di emergenza con una nota ufficiale citata a sua volta dall’agenzia Tass. Le fiamme sono visibili anche a distanza. Il deposito fa capo alla compagnia petrolifera Transneft. Le immagini del deposito in fiamme hanno evocato quelle dell’altro incendio divampato in un deposito di petrolio nella regione di Belgorod, territorio russo non lontano dal confine ucraino che secondo Mosca venne colpito da due elicotteri delle forze ucraine entrati nello spazio aereo russo a bassa quota.

Due esplosioni e un comando missilistico vicino
Ci sono alcuni particolari che in ordine all’inferno di fuoco scoppiato a Bryansk fanno comunque riflettere: il settore è sede del 120mo comando di artiglieria missilistica della Russia, lo stesso che in queste ore sta foraggiando il fronte ucraino con batterie Iskander, e le fiamme sarebbero divampate dopo che due distinte esplosioni sono state udite distintamente. Quello di Druzhba, gestito da Transneft è di fatto l’oleodotto più lungo del mondo ed è uno spot vitale non solo per i rifornimento di prodotti raffinati ai mezzi impegnati in Donbass, ma anche quello da cui parte una diramazione che rifornisce di petrolio anche la Cina.