Gregoretti, cosa succede ora a Salvini: gli atti tornano ai pm di Catania

Ora che il Senato ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti, la parola passa al procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro.

Dopo il via libera dell’aula infatti l’ex ministro dell’Interno sarà giudicato da una sezione ordinaria del tribunale di Catania.

Il magistrato si era già espresso per l’archiviazione dell’inchiesta nei confronti dell’ex ministro dell’Interno ritenendo che non ci fosse stato alcun sequestro dei 131 migranti a bordo della Gregoretti. Lo scorso luglio, la nave della guardia costiera, dopo aver recuperato in mare oltre cento migranti, si era diretta prima verso il porto di Lampedusa e poi verso quello di Augusta. Dopo un lungo tira e molla, gli immigrati erano sbarcati sul territorio italiano. A dicembre, la denuncia per sequestro di persona: “Oggi – aveva spiegato Salvini – mi è arrivata una denuncia: sarei colpevole di reato di sequestro di persona aggravato per aver ‘privato della libertà personale 131 immigrati presenti sulla nave Gregoretti’, rischio fino a 15 anni di carcere. Il tribunale dei ministri di Catania aveva infatti chiesto al presidente del Senato l’autorizzazione a procedere per sequestro di persona nei confronti di Salvini.

L’ufficio diretto dal procuratore Carmelo Zuccaro aveva ritenuto infondata la fattispecie del reato e per questo il pubblico ministero Andrea Bonomo aveva firmato la richiesta di archiviazione, trasmessa al tribunale dei ministri che aveva 90 giorni di tempo per decidere. E così i giudici hanno ritenuto che il divieto allo sbarco fosse una violazione penale e trasmesso gli atti a palazzo Madama.

Adesso, con il sì del Senato a procedere nei confronti di Matteo Salvini, il caso passa di nuovo al procuratore di Catania Zuccaro. “Questo pm – si leggeva nella parte finale del documento firmato da Zuccaro per la richiesta di archiviazione – ritiene che l’avere prolungato per circa tre giorni la permanenza a bordo della nave Gregoretti dei migranti salvati in mare da unità militari italiane, garantendo comunque loro assistenza medica, viveri e beni di prima necessità, e consentendo l’immediato sbarco di coloro che presentavano seri problemi di salute e dei minorenni, e ferma restando l’intenzione ministeriale di assegnare il Pos in tempi brevi consentendo lo sbarco ed il trasferimento in ‘hotspot’ per la fase di identificazione, non costituisca una illegittima ‘privazione’ della libertà personale punibile ai sensi dell’art. 605 c.p”.

Come spiega il Corriere, dopo il sì dell’aula di Palazzo Madama si dovrà stabilire se quella di Salvini sia un’imputazione “coatta” dunque i magistrati debbano obbligatoriamente sollecitare il rinvio a giudizio o se invece potranno chiedere nuovamente l’archiviazione. Non spetterà comunque al tribunale dei ministri decidere ma al giudice per le indagini preliminari che dovrebbe sciogliere la riserva entro l’estate.

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