Giuseppe Conte e i “buchi neri” nell’interrogatorio con Maria Cristina Rota: ciò per cui la pm potrebbe incastrarlo

 

Giuseppe Conte sulla mancata zona rossa di Nembro e Alzano Lombardo non ha chiarito proprio tutto come va in giro dicendo. Il presidente del Consiglio ha omesso, nell’interrogatorio con il pm Maria Cristina Rota, dei dettagli da non prendere sottogamba. A elencarli uno per uno è Il Giornale. Primo tra tutti, spiega il quotidiano di Sallusti, il pilastro della linea difensiva del premier che sostiene come fosse troppo tardi e la zona rossa di Alzano Lombardo e Nembro era stata superata con il decreto dell’8 marzo. In realtà però le cose andarono diversamente perché il governo decise una “zona arancione”. Insomma, restrizioni aumentate, ma non totali come era necessario. Ma per il Giornale c’è di più perché Conte non ha esteso alcuna zona rossa a tutta Italia agli inizi di marzo.

Poi c’è il secondo buco nero: il perché l’esecutivo avesse deciso di istituire la zona rossa ad Alzano e Nembro (con tanto di personale di rinforzo) e poi ha cambiato idea. La spiegazione trapelata infatti pare non essere così esaustiva: secondo Conte i comandi generali di carabinieri, polizia, esercito avrebbero agito in maniera autonoma all’insaputa sua e del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Dubbi anche sui veri motivi del contrordine, arrivato tre giorni dopo ai militari: “Mininterno ha comunicato che l’esigenza di rinforzo di personale impiegato nell’area di Bergamo è terminata”. A mettere in difficoltà Conte gli stessi parenti delle vittime che hanno divulgato in allegato agli atti delle loro denunce un documento del 27 febbraio, che spiega molto sulle pressioni anti-chiusura. Tutte questioni a cui il premier dovrà dare una risposta.

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