Giulio Tremonti avverte il governo sugli aiuti europei post-coronavirus: “Il diavolo sta nei dettagli, i soldi arriveranno a partire dal 2022”

 

“Il diavolo sta nei dettagli”. Per Giulio Tremonti anche l’idea positiva degli eurobond nasconde qualcosa. “Prima di tutto va chiuso il vecchio bilancio post Brexit, poi si deve passare al nuovo bilancio 2021-2027 e per questo serve comunque un voto unanime che non c’è ancora e che ci sarà certamente ma solo all’ultimo. Un bilancio che dovrà essere fatto tenendo conto non solo dei Paesi cosiddetti “frugali” ma anche dei Paesi “poveri” dell’est che avranno forse non infondato titolo per contestare che i fondi europei vadano comunque a beneficio di Paesi che sono più ricchi di loro” ha spiegato in una lunga intervista al Giornale.

Secondo il Ministro delle finanze nel primo governo Berlusconi siamo ancora lontani dal poter ringraziare l’Ue che ha dato il via libera agli aiuti finanziari per far fronte all’emergenza sanitaria causata dal coronavirus: “Ancora – infatti – dovrà esser definita la percentuale per fondo perduto e quella per prestito. Una volta definito tutto questo, saranno a dicembre il Consiglio e il Parlamento europeo ad esprimere il voto definitivo. Fatto questo, sarà la Commissione a richiedere le condizioni politiche richieste ai singoli Stati e poi a seguire con consenso o dissenso l’attuazione dei piani di investimento nazionali”. Ma le brutte notizie non finiscono qui, perché Tremonti porta Giuseppe Conte e governo con i piedi per terra: “Si tende inoltre a ignorare che quanto sarà destinato a ciascun Paese non sarà erogato in blocco, ma spalmato su sette anni, anche perché i soldi non ci sono ancora e devono essere raccolti con maggiori contributi nazionali, con emissioni di eurobond”.

Ed ecco la conclusione: stando a tutto questo è possibile “che una quota significativa dei fondi destinati ai piani di recovery si manifestino solo a partire dal triennio 22/24”. Parecchio in là nel tempo per un Paese, come il nostro, che ha bisogno di aiuti e subito. “La tendenza – conclude – attualmente in essere e in divenire è verso la crescita esponenziale del deficit, e di riflesso del debito”.

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