Giulia Tramontano, la testimonianza della sorella: “Voleva abortire per non vedere gli occhi di Impagnatiello nel figlio”

 

“Giulia era propensa a interrompere la gravidanza perché non voleva vedere negli occhi del figlio quelli di chi le aveva provocato tanto dolore e le aveva detto tante bugie”, È il momento più crudo della testimonianza di Chiara Tramontano, sorella di Giulia. Prosegue il processo in Corte d’Assise a Milano nei confronti di Alessandro Impagnatiello, il barista di Senago (Milano) che lo scorso 27 maggio ha ucciso con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano che era anche incinta. Il 30enne è accusato di omicidio volontario, aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi, rapporto di convivenza, interruzione di gravidanza non consensuale e occultamento di cadavere. Per questo rischia l’ergastolo. Intanto nell’aula dove si sta svolgendo il processo si alternano i testimoni. Oggi è toccato alla sorella di Giulia, Chiara Tramontano, e a un collega di Impagnatiello.

Le parole di Chiara Tramontano

“Quando mia sorella ha iniziato la relazione con l’imputato io vivevo in Finlandia. – ricorda Chiara Tramontano – Ci siamo scambiate le prime impressioni, poi subito sono andati a convivere a dicembre 2021. Le avevo fatto notare che era un po’ presto, ma Giulia mi disse che lui la corteggiava in maniera insistente e che alla fine aveva ‘ceduto’. Tra l’imputato e mia sorella c’erano attriti da subito per lo stile di vita, anche perché l’imputato aveva un figlio. Giulia si lamentava perché l’imputato era sempre assente da casa, le dedicava poche attenzioni e poco tempo”.

“Mi raccontava che il lavoro di lui era ‘imprevedibile’ che usciva ad ogni ora. Quando ha scoperto di essere incinta mi ha fatto una videochiamata e aveva le lacrime io le chiesi ma sono lacrime di gioia? Era triste perché aveva capito che il rapporto non andava. Giulia avrebbe così deciso di abortire anche perché lui quel bimbo non lo gradiva. Non voleva vedere gli occhi di lui anche nel bambino. Attraverso la localizzazione delle cuffiette Giulia ha scoperto i suoi movimenti dopo l’uscita dal lavoro. Domenica 28 maggio mi chiama una ragazza e mi racconta tutta la storia, mi dice ‘sono la fidanzata di Alessandro Impagnatiello’. Mi crollò il mondo addosso. Disse che sabato (il giorno prima, ndr) ho contattato tua sorella per dirle che eravamo le fidanzate dello stesso uomo. ‘Ho comunicato tutto a tua sorella, anche della mia gravidanza che ho dovuto interrompere’. Era una quantità di informazioni difficile da elaborare”.

“Mi chiedeva se avessi sentito Giulia, mi chiese ‘pensi che tua sorella possa essersi suicidata? Te lo chiedo perché Alessandro mi ha detto che lei era bipolare, che aveva tentato più volte il suicidio e che le stava accanto per quello’. Negai tutto, lei era spaventata che lui avesse potuto fare del male a mia sorella. Gli chiesi incessantemente dove era Giulia, lui al nome dell’altra donna era furioso. Affermò che il sabato sera era rientrato dal lavoro e mi sorella era andato a letto, lei di notte si era alzata per andare a comprare delle sigarette e poi la domenica mattina, intorno alle 7, prima di andare a lavoro lei era a letto che dormiva”, conclude.

La testimonianza del collega di Impagnatiello

“Nel maggio 2023 ero sommelier all’Armani hotel, con Impagnatiello siamo stati assunti lo stesso giorno. – racconta ai giudici A.T., suo collega all’Armani Cafè – Lui era al bar io al ristorante, lavoravamo a stretto contatto. In hotel era risaputo che Impagnatiello avesse un figlio e lo nascondesse a tutti. Ce l’avevano detto alcuni suoi ex colleghi. Quando glielo chiedevamo, a più riprese, ha sempre negato. Addirittura, davanti alla foto che lo ritraeva con il bambino, diceva che era suo nipote”.

“Aveva mentito anche su problemi in famiglia, dicendo che i suoi genitori erano molto malati per ottenere permessi e uscite anticipate sul lavoro. – rivela ancora il suo collega – Agli ex colleghi del Four Seasons aveva dichiarato che il padre era in fin di vita per un tumore, a noi aveva detto la madre… poi rubava soldi e oggetti sia al ristorante che in cucina, metteva in difficoltà anche noi. Lo sapevano tutti. Formalmente era supervisor al bar, il ruolo più importante dopo il manager. Avevamo coltelli molto costosi che custodivamo in cassaforte e che utilizzavamo solo per pochi tagli di carne: lui era l’unico ad averne l’accesso, li ha fatti ritrovare solo dopo le pressioni”.

“Era palese che avessero una relazione. – dice parlando dell’amante che Impagnatiello aveva sul lavoro -Arrivavano e andavano via insieme, facevano tutte le pause insieme e si cercavano. Nelle due settimane precedenti all’omicidio era venuta da me e un altro collega e si era sfogata, stava male. Aveva deciso di allontanarsi da Impagnatiello anche sul lavoro: lui aveva invece un atteggiamento aggressivo, cercava di riportarla alla sua attenzione. Si sedeva a tavola in mensa e lui la tampinava per convincerla, poi la portava giù. Al lavoro diceva che era pazza, che era lei a voler stare con lui. A seconda della persona con cui parlava dava una versione diversa, ma erano comunque sempre le donne quelle pazze o che vogliono stare con lui”.

“Il 27 maggio 2023 Impagnatiello avrebbe dovuto fare chiusura, ma racconta al suo capo del bar che la madre stava malissimo, e aveva urgenza di andare da lei. Mentre esce è sconvolto, sguardo perso. – racconta ancora l’uomo in aula – Quando vediamo la nostra collega e Giulia notiamo che chiacchierano in modo fitto, apparentemente con un atteggiamento amichevole. Sono state a parlare almeno tre ore”. Giulia chiama il fidanzato, arrabbiata: “Sono qui davanti al tuo posto di lavoro, che credo adesso non lo sarà più”. Lui replica secco: “Avvisami quando arrivi a casa”. “Li abbiamo iniziato a preoccuparci, perché sapevamo che era uscito prima dicendo una bugia. Ci siamo detti: lei non deve tornare a casa. Ma la nostra collega ci ha rassicurato di essere in contatto con lei”.

“A un certo punto si interrompono le comunicazioni con il cellulare di Giulia e iniziano quelle con l’imputato che assilla la collega per vederla, anche minacciandola. Quando ha chiesto la videochiamata sulla casa lui l’ha fatta ma si vedeva che camminava e inquadrava in maniera non spontanea. Pioveva tantissimo e vediamo Impagnatiello senza ombrello, davanti alla casa di lei, dirigersi verso la fermata del tram da cui sarebbe dovuta scendere. Siamo passati da una via laterale e le abbiamo raccomandato di chiudersi in casa, senza aprire. Abbiamo percepito pericolo, sia per lei che per Giulia. La mattina dopo, lui si presenta con la barba incolta. Molto trasandato. Eppure quella domenica mattina si era preso la premura di portare le brioches calde ai colleghi del bar, si era messo a parlare dei nuovi cocktail. Era visibilmente stanco ma più zelante del solito. Dallo zaino, stranamente, spuntano però dei guanti in lattice. Alcuni colleghi sono rimasti colpiti”.