GIANLUCA VIALLI, PARLA IL DOTTORE CHE L’HA OPERATO: “FATE ATTENZIONE A QUESTO..”

A distanza di 3 settimane dalla morte di Sinisa Mihajlovic, a 8 giorni di distanza dal decesso di Pelè, a soli 58 anni, si è spento Gianluca Vialli. Il grande campione italiano ha perso la sua lotta contro il tumore al pancreas, con cui combatteva da cinque lunghi anni.

Diceva sempre di non voler morire prima dei genitori, perché il pensiero di far star male i suoi cari lo distruggeva più della malattia che invece lo stava consumando; girava con un maglione sotto la camicia per evitare che gli altri si accorgessero di quel male, quella “cosa brutta di cui avrebbe voluto fare a meno” che gli stava togliendo peso e che, alla fine, se l’è portato via.

Il mondo del calcio piange la sua dipartita, così come la sua grande e unita famiglia, in quanto è troppo forte il vuoto lasciato da questo grande campione, sul campo da gioco e nella vita.

Un marito, un padre, un figlio esemplare, che ha affrontato la malattia con dignità, senza mai nascondere la paura della morte. Si è spento nella clinica londinese in cui, nei giorni scorsi, era stato nuovamente ricoverato.

Un colpo al cuore, la notizia della sua dipartita che è difficile da metabolizzare. A poche ore di distanza dal tragico epilogo, a parlare è stato proprio chi ha operato il grande Gianluca. Vediamo cosa ha dichiarato.

Le speranze dei tifosi, dei colleghi, dei familiari sono state vanificate per sempre con l’annuncio del suo decesso. Quel maledetto tumore al pancreas, diagnosticato nel 2017, in cinque anni se l’p portato via. Parliamo di una patologia che colpisce circa 14 mila pazienti all’anno e che, tra i nomi illustri, ha provocato il decesso di Pavarotti e di Steve Jobs. Il tumore al pancreas si localizza nella maggior parte dei casi sulla testa dell’organo, con una sopravvivenza a 5 anni di appena l’8%.

Purtroppo quando la diagnosi arriva, il tumore si trova in una fase ormai avanzata e si è espanso ad altri organi. Alessandro Zerbi, responsabile dell’unità operativa di chirurgia pancreatica dell’Humanitas di Milano, ha spiegato che il primo sintomo accusato da Vialli è stato l’ ittero. Oltre all’ittero, gli altri sintomi del tumore al pancreas sono una pancreatite o un diabete improvviso che di solito è sintomo di uno stadio precoce della malattia.

Intervistato da Il Giornale, Zerbi ha ricordato che l’intervento di duodenocefalopancreasectomia era andato bene, invitando a prestare attenzione ai fattori di rischio del tumore al pancreas che sono: il fumo, il sovrappeso, un’alimentazione ricca di grassi e povera di fibre e uno stile di vita sedentario, oltre alla familiarità (due casi di parenti stretti che hanno avuto questo tumore.

Va precisato che non esiste uno screening è che è consigliabile fare controlli periodici, come una risonanza magnetica all’anno per tenere sotto controllo la situazione. Precisando che solo nel 20-30% dei casi i pazienti se ne accorgono in tempo, in quei casi si opta per l’asportazione del pancreas, oppure si procede con chemioterapia e radioterapia.  Nel caso di Vialli, purtroppo, si è verificata una recidiva che non gli ha lasciato scampo.

Michele Reni, professore associato di Oncologia dell’Università Vita e Salute e coordinatore dell’area oncologica Irccs San Raffaele di Milano, intervistato dall’agenzia Dire ha precisato che “l’unica terapia a bersaglio che era stato dimostrato avesse un certo vantaggio nel controllare la malattia più a lungo era il farmaco Olaparib, indicato per i pazienti Brca mutati. Ma l’Aifa non ha concesso la rimborsabilità e quindi ci impedisce di usarlo”. Il tumore del pancreas è una patologia in crescita che non fa distinzioni, anche se l’incidenza è maggiore nelle persone al di sopra dei 65 anni.