GIANLUCA VIALLI, IL MEDICO ROMPE IL SILENZIO: “UNA PERSONA SU 10..”

Il mondo del calcio giocato e non, deve metabolizzare l’improvvisa morte di Gianluca Vialli, avvenuta nel giorno dell’Epifania. Ha fatto in tempo a dare il benvenuto al nuovo anno ma il suo cuore non ce l’ha fatta.

A soli 58 anni, il tumore al pancreas, contro il quale l’attaccante cremonese combatteva da 5 lunghi anni, ha avuto il sopravvento, strappandolo all’effetto dei suoi cari, dei suoi colleghi e amici fraterni, dai tifosi che lo hanno sostenuto sino all’ultimo.

Luca era amato da tutti, indipendentemente dalla fede calcistica e tutti abbiamo sperato che le sue condizioni di salute potessero migliorare ma la recidiva lo ha portato alla morte, nella clinica londinese dove era stato ricoverato per un aggravamento del suo quadro clinico.

Un uomo forte e fragile, Vialli; un campione sul campo da calcio e nella vita che non ha mai avuto paura di esternare la paura della morte e la durezza della battaglia da affrontare.

Ora che non c’è più, è stato Alessandro Zerbi, il medico che nel 2017 gli diagnosticò il tumore al pancreas, a rompere il silenzio. Vediamo cosa ha dichiarato.

Zerbi, nel corso di un‘intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha spiegato quali sono i rischi del tumore al pancreas che ha colpito il grande campione italiano, parlando anche di come Gianluca ha affrontato il brutto male che non lo ha mai mollato e le sue sono parole profonde, che descrivono quanto grande sia stato, Vialli, dinnanzi ad una diagnosi così agghiacciante e a tutto ciò che ne è conseguito. Il responsabile della Chirurgia Pancreatica all’Istituto Clinico Humanitas IRCCS di Milano, difatti, ha dichiarato: “Lui ha gestito la malattia con equilibrio, consapevolezza, determinazione, senza un ottimismo eccessivo (che sarebbe stato fuori luogo), eppure restando sempre positivo”. 

Un uomo ottimista, coraggioso, pur perfettamente consapevole di quanto il nemico fosse spietato e di come gli stesse alle calcagne. Zerbi, difatti, ha ribadito quanto complicata, imprevedibile e difficile da diagnosticare fosse la malattia che ha colpito il nostro fuori classe. Il medico ha aggiunto che Vialli era stato già operato per altri problemi all’Humanitas ma è ritornato per accertamenti, dopo essersi accolto di avere l’ittero; uno dei sintomi più manifesti e diffusi del tumore al pancreas, caratterizzato dal colorito giallo della pelle, degli occhi. E’ stato allora che, effettuando i dovuti controlli più approfonditi, ci si è trovati a comunicare la notizia più raggelante: quella di tumore al pancreas; al giorno d’oggi una delle neoplasie più difficili da affrontare e vincere.

Ma come ha reagito alla notizia? Ancora una volta, è lo stesso chirurgo a raccontarlo nella lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera: aveva paura ma , sin da subito, ha mostrato dignità e coraggio. Come ogni medico dovrebbe sempre fare, Zerbi ha precisato d non aver mai alimentato false speranze al suo paziente, in quanto, a 5 anni dalla diagnosi di tumore al pancreas, solo 10 pazienti su 100 sono vivi. Il medico di Vialli gli ha proposto l’operazione, parlando dei rischi e delle complicazione correlate

“Quello per asportare un tumore al pancreas è l’intervento più complesso in chirurgia addominale e pure quello con il più alto tasso di complicanze letali, per questo è fondamentale affidarsi a centri di grande esperienza”, ha ribadito il chirurgo, sottolineando quanto complessa fosse l’operazione a livello di complicanze dall’esito mortale. Eppure per Vialli le cose andarono bene, sino alla recidiva che gli ha imposto il ricovero nella clinica londinese, lo scorso mese, per sottoporsi alle cure previste.

Purtroppo per il campione, che considerava il cancro come un compagno di viaggio indesiderato, con la speranza che l’ospite indesiderato potesse stancarsi e lasciarlo vivere serenamente ancora per molti anni, l’epilogo è stato drammatico. Quell’uomo “molto riservato, lucido, collaborativo, intelligente. Sempre affabile, disponibile e con un atteggiamento positivo, nonostante fosse ben consapevole della situazione complicata” (queste le parole con cui Zerbi ha descritto Gianluca in veste di paziente) è un esempio per tutti di dignità, coraggio, umiltà.