GIANLUCA VIALLI È MORTO: NON CI SONO PAROLE

Una notizia sconvolgente; una di quelle che non avremmo mai voluto comunicare e che, purtroppo, è arrivata, tutto ad un tratto, lasciando sotto choc il mondo del calcio e non solo: Gianluca Vialli è morto.

Proprio come il grande campione serbo Sinisa, che ha lottato sino alla fine contro la leucemia mieloide che non gli ha lasciato scampo, anche Vialli, per anni, ha combattuto contro un tumore al pancreas.

Era il 2017 quando Vialli, cremonese, classe 1964, dirigente sportivo, allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, capo delegazione della nazionale italiana, tra i più grandi centravanti degli anni 80 e 90, scoprì di avere l’adenocarcinoma duttale del pancreas.

Del “mostro” ha sempre detto: “Non è vero che il cancro è questo grande nemico da sconfiggere, è una sfida per cambiare se stessi”. Anzi, lo ha messo per iscritto nel suo libro Goals, nell’ultima delle storie: la sua.

Tra le pagine che parlano della sua malattia, ha aggiunto: “Voglio ispirare le persone. Voglio che qualcuno mi guardi e dica: “Grazie a te, non ho mollato”. Eppure la malattia si è presa beffardamente gioco di lui, sino a strapparlo dai suoi affetti.

Gianluca aveva sempre definito il cancro come un compagno di viaggio indesiderato, aggiungendo: “Devo andare avanti, sperando che si stanchi e mi lasci vivere ancora tanti anni”, e suonano di presagio, oggi, quelle parole pronunciate ad Alessandro Cattelan: “Sono convinto che i nostri figli seguano il nostro esempio più che le nostre parole. Ho meno tempo di essere da esempio, adesso che so che non morirò di vecchiaia”. 

Sono le parole di un campione perfettamente consapevole di una malattia bastarda, spietata, crudele; ma che, proprio come Sinisa e come tutti gli altri guerrieri, ha voluto combatterla ad ogni costo, tenendosi aggrappato ad una vita che, seppur piena di grandi successi, gli ha riservato questo colpo basso. Solo pochi giorni fa, l’annuncio che ci ha raggelati, pronunciato da lui stesso alla Figc.

Il discorso iniziava così: “Al termine di una lunga e difficoltosa trattativa con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri”, precisando: “L’obiettivo è quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi”. 

Il 20 dicembre, le condizioni di salute dell’ex centravanti di Sampdoria, Juventus, Chelsea e Nazionale italiana, in lotta da cinque anni contro il tumore al pancreas, si sono aggravate, al punto da imporre il ricovero presso la stessa clinica di Londra, dove Gianluca risiede con la famiglia e nella quale, l’ex calciatore, aveva già sostenuto due cicli di chemioterapia.

La madre 87enne è immediatamente volata a Londra insieme a uno dei fratelli di Vialli e tutti i suoi familiari, assieme ai tanti amici e colleghi del mondo del calcio, già provati dalla morte di Sinisa Mihajlovic, gli hanno promesso di non lasciarlo solo. Purtroppo, dopo ore d’ansia, di fortissima apprensione, a pochi giorni dal campanello d’allarme coinciso con l’annuncio dello stesso ex giocatore della rinuncia agli “impegni presenti e futuri con la Federcalcio” e con la Nazionale italiana , è arrivata la tremenda notizia del suo decesso.