Garlasco, svolta choc: sparita l’impronta 33 e niente fascette para-adesive

Nuove rivelazioni scuotono le indagini sul delitto di Chiara Poggi, avvenuto nel 2007, con un colpo di scena che mette in discussione l’intera architettura probatoria della recente inchiesta. Durante l’incidente probatorio in corso presso gli uffici della questura di Milano, sono emerse importanti novità riguardo ai reperti chiave che avevano attirato l’attenzione mediatica e investigativa negli ultimi mesi.

Il reperto più discusso, l’impronta 33 attribuita ad Andrea Sempio dalla Procura di Pavia, non è più presente tra i materiali disponibili. In passato, si pensava che questa impronta, prelevata dalla parete delle scale dove il 13 agosto 2007 venne trovata Chiara Poggi senza vita, potesse rappresentare un elemento decisivo per l’indagine. Tuttavia, fonti ufficiali riferiscono che l’impronta è stata scartata in passato, e oggi non esiste più alcuna traccia di essa, nemmeno tra i reperti catalogati. Al suo posto, sono stati trovati solo impronte su fogli trasparenti di acetato, che non garantiscono la stessa affidabilità delle fascette para-adesive, mai rinvenute.

Un’altra sorpresa riguarda le fascette para-adesive, ritenute fino a ora parte integrante delle prove. Durante l’apertura degli scatoloni contenenti i reperti, è stato infatti accertato che nessuna fascetta è presente. Le impronte che si credeva fossero state trovate su fascette, tra cui quella nota come impronta 10 all’interno della porta d’ingresso, sono state invece rilevate nel 2007 su fogli di acetato. Questi materiali, a quanto pare, non garantiscono la stessa conservazione e affidabilità delle fascette originali, e al momento non sono previste analisi scientifiche approfondite.

Il risultato di questa scoperta solleva interrogativi fondamentali sulla solidità delle prove raccolte nel corso di quasi due decenni di indagini. Se i reperti principali sono ormai irreperibili o non più utilizzabili, quale valore avranno le nuove perizie scientifiche? La scienza forense potrà davvero contribuire a fare chiarezza in un caso dove i materiali-chiave sembrano essere scomparsi nel nulla?

Il caso di Garlasco, che ha visto l’ormai ex-condannato Alberto Stasi al centro di un procedimento giudiziario durato anni, rischia di subire un ulteriore scossone. La recente scoperta mette in discussione l’intera architettura probatoria e solleva dubbi sulla possibilità di ricostruire con certezza gli eventi di quella tragica notte.

Resta da capire quale sarà l’evoluzione delle indagini e se, alla luce di queste novità, si possa ancora puntare su elementi scientifici per arrivare a una verità definitiva. Di certo, il caso di Chiara Poggi continua a riservare sorprese e a mettere in discussione le certezze acquisite nel corso di un lungo e complesso iter giudiziario.