Garlasco, la Procura generale vuole la revoca della semilibertà a Stasi: ricorso in Cassazione

La Procura generale di Milano ha presentato ricorso in Corte di Cassazione per chiedere l’annullamento del provvedimento con cui il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha concesso la semilibertà ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007.

Il motivo principale del ricorso riguarda un episodio avvenuto durante un permesso premio concesso a Stasi per motivi familiari. Durante questa occasione, il detenuto ha rilasciato una lunga intervista al programma televisivo Le Iene, trasmessa il 30 marzo 2025. Secondo la Procura, Stasi avrebbe dovuto richiedere un’autorizzazione specifica per partecipare a trasmissioni pubbliche, trattandosi di un detenuto in regime di semilibertà. La mancata richiesta, secondo l’accusa, rappresenterebbe una violazione delle prescrizioni di legge e potrebbe compromettere il percorso di reinserimento del condannato.

Le parole di Stasi a Le Iene
L’intervista ha riacceso il dibattito pubblico e mediatico sulla vicenda giudiziaria di Garlasco. In quell’occasione, Stasi ha dichiarato: “Gli innocenti non scappano. Sto vivendo tutto questo con fiduciosa attesa, anche per Chiara”. Parole che hanno riaperto feroci polemiche, alimentando il dibattito sulla sua reale innocenza, nonostante la condanna definitiva della Cassazione nel 2015.

Il Tribunale di Sorveglianza di Milano, lo scorso 11 aprile, aveva invece concesso la semilibertà a Stasi, riconoscendo il suo comportamento esemplare nel corso degli anni di detenzione. La misura permette al condannato di uscire di giorno dal carcere di Bollate per lavorare e partecipare a programmi di reinserimento, con obbligo di rientro serale.

La posizione della Procura
La sostituta procuratrice generale Valeria Marino si è opposta fermamente alla concessione, evidenziando come l’intervista rilasciata senza autorizzazione costituisca un grave illecito. La Procura ha chiesto di sospendere il provvedimento o di revocarlo, sottolineando che la partecipazione di Stasi a un programma televisivo, incentrato sul caso giudiziario di cui è protagonista, avrebbe dovuto essere preventivamente autorizzata e valutata attentamente.

Secondo la Procura, inoltre, Stasi avrebbe utilizzato il permesso con finalità diverse da quelle dichiarate, creando un’alterazione del percorso di reinserimento e violando le regole stabilite per i detenuti in regime di semilibertà.

La difesa di Stasi
L’avvocato Glauco Gasperini, legale di Stasi, ha invece sostenuto che l’intervista è stata registrata il 22 marzo, durante un permesso già concesso e quindi legittimo. La difesa ha ribadito che non vi sarebbe stata alcuna violazione delle norme e che il percorso di reinserimento del condannato procede regolarmente, nel rispetto delle procedure previste.

Prospettive e polemiche
Il caso ha riacceso il dibattito pubblico e politico sulla gestione dei benefici carcerari per condannati per reati gravissimi. Da un lato, alcuni opinionisti e politici sottolineano l’importanza di garantire percorsi di reinserimento, dall’altro si sollevano dubbi e critiche sulla possibilità che un condannato per omicidio possa partecipare a programmi televisivi senza autorizzazione.

La decisione della Cassazione sarà determinante: se il ricorso verrà accolto, la semilibertà di Stasi potrebbe essere sospesa o revocata, segnando un passo indietro nel suo percorso di reinserimento e affidamento ai servizi sociali.

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