Garlasco, il gestore dell’hotel smentisce l’alibi di Marco Poggi: “Non era in Trentino il giorno del delitto”
A diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso si riempie di nuovi colpi di scena che potrebbero rivoluzionare le convinzioni finora consolidate. Una testimonianza raccolta dal Settimanale Giallo avrebbe messo in discussione uno dei principali alibi dei sospettati, aprendo un nuovo capitolo nelle indagini.
Una testimonianza che fa tremare le certezze
Secondo quanto riferito dal gestore di un hotel di Falzes, in Trentino, dove la famiglia Poggi avrebbe soggiornato il giorno dell’omicidio, Marco Poggi — fratello di Chiara — non sarebbe presente nella struttura al momento del delitto. La fonte, che ha richiesto l’anonimato, ribadisce di aver riconosciuto i coniugi Poggi in una camera matrimoniale, ma di non aver mai visto né Marco né l’amico di Chiara, Alessandro Biasibetti, il quale oggi svolge la professione di frate.
Questa versione contrasta con le dichiarazioni degli stessi Marco e Biasibetti, che negli interrogatori di allora avevano affermato di essere in vacanza con i genitori a Falzes al momento dell’omicidio. Tuttavia, fino ad ora, nessuna verifica diretta sui luoghi e sugli alibi è stata effettuata dall’eventuale equipe investigativa, suscitando forti perplessità sulla completezza delle indagini iniziali.
Dubbi e sospetti: Falzes o Garlasco?
Se la testimonianza si rivelasse fondata, il sospetto centrale si sposterebbe dalla famiglia Poggi a un possibile errore investigativo o a un’ipotesi di depistaggio. La domanda fondamentale sarebbe: Dove si trovava davvero Marco Poggi quel 13 agosto 2007? Perché avrebbe mentito sotto giuramento? Sono interrogativi che potrebbero riaprire il fronte sulle responsabilità e sugli eventuali punti deboli delle indagini.
Un audio inedito alimenta nuovi interrogativi
A complicare lo scenario, spunta un intervento audio pubblicato dal quotidiano Il Tempo, che svela parte di una conversazione tra la madre delle gemelle di Chiara, le vicine di casa Paola e Stefania Cappa, e un’altra sorella, Carla. Nel dialogo si discute del momento della morte di Chiara e si chiosa: “Se Chiara è morta tra le 9.30 e le 10, ci siete dentro voi!”
Il riferimento temporale si integra con le recenti nuove analisi sulle testimonianze e sugli orari, riaccendendo le speranze di ricostruire con precisione gli ultimi istanti della vittima.
Interrogatori prolissi e nuovi esami scientifici
Intanto, la madre delle gemelle, Maria Rosa, ha raccontato di aver trascorso ben dodici ore negli uffici della Procura per rispondere a domande più volte riproposte nel tentativo di ricostruire la giornata di quel tragico 13 agosto. Tra i dettagli più scrutinati, quello del tutore ortopedico di Stefania, che potrebbe aver influenzato la possibilità che la ragazza si muovesse quella mattina.
Il prossimo 4 luglio rappresenta una tappa importante: si terrà un’udienza cruciale per l’analisi di reperti genetici conservati dall’indagine originaria, tra cui un capello con bulbo e campioni di DNA provenienti dalle provette analizzate quasi 18 anni fa. All’interno dei materiali da rivalutare, anche un campione genetico trovato sotto le unghie di Chiara, potente elemento che potrebbe riscrivere le responsabilità dell’assassinio.
L’ombra di Alberto Stasi e i nuovi interrogativi
In un contesto di numerosi tentativi di revisione, torna alla ribalta anche il nome di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per il suo ruolo nel delitto. La sua figura continua ad essere al centro di discussioni e ricerche, mentre l’intera famiglia Poggi e i soggetti vicini alla vittima si profila come un mosaico di zone d’ombra ancora irrisolte.