Garlasco, Andrea Sempio lo ha detto ai carabinieri: ora si cerca quel documento

Pavia – A quasi due decenni dalla tragica morte di Chiara Poggi, il caso di Garlasco torna a far parlare di sé con una nuova, inaspettata ondata di indizi. La Procura di Pavia ha riaperto le indagini, concentrando l’attenzione su Andrea Sempio, amico della vittima e figura finora rimasta in ombra. L’inchiesta si focalizza ora su elementi inediti, tra cui un vecchio file dimenticato e il ritrovamento di oggetti potenzialmente cruciali in un canale a Tromello, vicino a Garlasco.

Le indagini si sono intensificate dopo il ritrovamento di una traccia genetica, la cui natura non è stata ancora resa nota. L’attenzione degli inquirenti si è poi spostata sul territorio di Tromello, dove i Carabinieri hanno condotto ricerche dietro la casa della famiglia Cappa, parente di Chiara Poggi. Le operazioni hanno portato al recupero di diversi oggetti dalle acque del canale: un attizzatoio da camino, la testa di una mazzetta da muratore, parti di un’ascia e un paio di pinze. Gli investigatori stanno ora analizzando questi reperti per accertare la presenza di eventuali tracce di DNA o segni compatibili con le ferite inflitte a Chiara Poggi.

La svolta più recente riguarda proprio Andrea Sempio. Durante le perquisizioni effettuate nella sua abitazione e in quella dei genitori, i Carabinieri hanno scoperto un elemento inatteso: un vecchio file sul computer di Sempio, redatto nel 2013, in cui si parlava del delitto di Garlasco. L’uomo stesso ha dichiarato che si trattava di un esercizio giornalistico svolto nell’ambito di un corso post-diploma organizzato dalla Fondazione di Pavia. L’articolo, a quanto pare, era un compito didattico basato sulla rielaborazione di agenzie stampa relative al caso di Chiara Poggi, che all’epoca occupava ancora le prime pagine dei giornali.

I legali di Sempio hanno confermato la natura didattica del documento, sottolineando che si trattava di un’esercitazione svolta sotto la supervisione di docenti. Tuttavia, l’assenza di copie ufficiali negli archivi della Fondazione e la possibilità che il file sia ancora presente sui supporti digitali di Sempio hanno catturato l’attenzione degli inquirenti.

La dichiarazione di Sempio, che ha spontaneamente menzionato l’esistenza del documento durante l’interrogatorio, ha ulteriormente alimentato i dubbi degli investigatori, impegnati a ricostruire ogni aspetto della vita privata e professionale del 37enne. Il “Corriere della Sera” ha ricordato che nel 2013, quando né Sempio era indagato né Alberto Stasi condannato, il corso di comunicazione rappresentava un’esperienza formativa.

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