Garlasco, Alberto Stasi resta in semilibertà: la Cassazione rigetta il ricorso della Procura Generale

La Corte di Cassazione ha rigettato definitivamente il ricorso della Procura Generale presso la Corte d’Appello di Milano contro l’ordinanza che aveva concesso il regime di semilibertà ad Alberto Stasi, condannato in via definitiva per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco nel 2007.

L’udienza, svolta in forma «cartolare» e quindi senza la presenza delle parti, ha visto l’esame del ricorso firmato dalla sostituta procuratrice Valeria Marino, delle osservazioni del pubblico ministero della Cassazione e delle memorie difensive di Stasi. Alla fine, i giudici hanno deciso di respingere il ricorso e di confermare la concessione del regime di semilibertà, rafforzando così la posizione dell’ex condannato nel percorso di reinserimento.

Le motivazioni e le contestazioni della Procura

Tra i punti principali contestati dalla Procura milanese vi era l’intervista concessa da Stasi a “Le Iene” andata in onda il 30 marzo scorso. Secondo la pubblica accusa, la partecipazione dell’ex condannato a questo programma non rientrava nelle motivazioni riconosciute per il permesso premio, che dovrebbe essere concesso esclusivamente per ragioni «familiari, culturali o lavorative». Tuttavia, i legali di Stasi, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, hanno difeso questa scelta, sostenendo che nessuna prescrizione fosse stata violata e che già la Direzione del carcere di Bollate e i giudici di sorveglianza avessero espresso parere favorevole sulla questione.

Il rigetto del ricorso da parte della Cassazione ha implicitamente confermato questa interpretazione, dando quindi ragione alla difesa.

Nuove piste investigative e aggiornamenti sul caso Poggi

Parallelamente, prosegue l’attività investigativa della Procura di Pavia, la quale sta indagando su un possibile coinvolgimento di Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi. Recenti analisi delle tracce di impronte repertate nella villetta di Garlasco hanno portato all’esclusione di Stasi e Sempio quale possibile risolutore sulla scena del crimine, dato che le tracce trovate, in particolare la «traccia 10» sulla porta d’ingresso, non contenevano DNA sufficiente né sangue né sufficienti elementi per un’identificazione certa.

Il prossimo 4 luglio si terrà un nuovo appuntamento dell’incidente probatorio, durante il quale verranno analizzati i tamponi effettuati sul corpo della vittima, i frammenti del tappetino del bagno insanguinato e gli elettroferogrammi di due DNA maschili trovati sotto le unghie di Chiara. Una di queste tracce sarebbe già stata attribuita a Sempio, mentre la seconda rappresenta ancora un mistero, e potrebbe diventare la chiave per svelare la presenza di un’altra persona sulla scena del delitto, come suggerisce la difesa di Stasi.

Resti di DNA e nuovi elementi genetici

Intanto, si studiano anche altri reperti domestici: una cannuccia di Estathé con DNA di Stasi, sacchetti contenenti tracce di Chiara Poggi, vasetti di Fruttolo e cereali. Finora, nessuno di questi elementi ha fornito prove certe sulla partecipazione di Chiara a una colazione degli assassini, contrariamente a quanto ipotizzato in alcune ricostruzioni.

Le speranze della famiglia Poggi

I genitori di Chiara Poggi continuano a chiedere giustizia e hanno ribadito, in un’ultima intervista, che non hanno mai sentito Alberto Stasi affermare “non l’ho uccisa”. Hanno sottolineato come molte risposte siano ancora lontane, e il loro legale, Gian Luigi Tizzoni, stia seguendo con attenzione ogni passaggio delle nuove analisi e delle indagini.

L’evoluzione del caso

Se da un lato la decisione della Cassazione garantisce a Stasi il diritto alla semilibertà, dall’altro il caso non si può considerare concluso. Le indagini su Sempio e sui test genetici ancora in corso continuano a mantenere aperti scenari investigativi complessi e di grande attenzione pubblica.