Follie no-vax nella Regione in crisi: “Microchip nei sieri”

«Mi rifiuto di fare il vaccino. Non faccio la cavia umana. Nelle fiale ci sono microchip invisibili che servono a schedarci tutti». La signora di mezza età, positiva al Covid racconta con convinzione la sua strampalata ipotesi a Tiziana Maniscalchi, primario del pronto soccorso dell’ospedale «Cervello», coordinatrice dei posti letto Covid di Palermo e provincia. Che la guarda sbigottita. Nel suo ospedale l’esperta ne ha sentite e viste tante in un anno e mezzo di pandemia dove sono transitati oltre 10mila contagiati. E il vaccino ha peggiorato l’atteggiamento degli scettici, dei contestatori, degli ignoranti. «La figlia di un paziente racconta Tiziana – sosteneva che l’ossigeno avrebbe bruciato i polmoni di suo padre. Un altro ricoverato metteva in dubbio la propria positività sostenendo che in ospedale scambiavamo i tamponi. Solo la terapia con i monoclonali viene accettata senza grande diffidenza dai malati, ma quando spieghiamo loro che è la cura scelta da Berlusconi e da Trump».
I medici sono dei parafulmini. «Alcuni ci accusano di sponsorizzare il vaccino perché siamo pagati dalle Big Pharma, altri minacciano denunce solo perché tentiamo di salvare vite». La scena descritta sembra quella di un film. «Mentre dei no vax facevano un sit-in davanti all’ospedale con tanto di cartelli ricorda il primario – un avvocato ha minacciato una denuncia per sequestro di persona perché un 75enne grave rifiutava le cure nel reparto di sub intensiva. Solo un minuto prima di finire in rianimazione, il paziente, che rischiava di morire, ha firmato il consenso e la denuncia è rientrata».
È sgradevole pensare che possa scattare la zona gialla o arancione in Sicilia in piena stagione turistica, ma, come dice la dottoressa Maniscalchi «questa terra se l’è andata a cercare». E il suo pronto soccorso ormai accoglie anche 50 positivi al giorno. «Sembra di essere ritornati al punto di partenza: crescono ricoveri, terapie intensive e purtroppo i morti». Proprio i decessi sembrano eventi annunciati. «Si presentano in pronto soccorso anche 90enni non vaccinati, destinati al peggio. E questo non lo posso accettare, non è etico». Più triste ancora è il capitolo degli indifesi. «Abbiamo una neonata di 10 giorni ora in rianimazione. E c’è una disabile mentale di 27 anni positiva non vaccinata: l’incuria dei familiari, anche loro infetti, rischia di trasformarsi in condanna a morte».
Parole dure dettate dall’impotenza. «Qui vedo numeri che aumentano, aumentano. Le mie speranze di un cambio di passo si sono affievolite racconta – Ci sono troppi comportamenti scorretti, feste senza protezioni, matrimoni con 200 persone. Il Covid è stato alimentato da scelte incivili. Questa nuova ondata sarebbe stata una passeggiata se ci fossero stati più immunizzati».
E la colpa non può essere imputata alla disorganizzazione. «Abbiamo fatto gli open day prima delle altre regioni, vaccinato ovunque: per strada, nelle piazze, nei campi da calcio. Ormai l’astensione è assolutamente volontaria. E quando la gente finisce in ospedale accampa scuse: il mio medico mi ha sconsigliato, non avevo tempo, pensavo di aspettare ancora un po’, troppe trombosi. E i pentiti mi chiedono di fare il vaccino mentre sono infetti».
C’è anche il bicchiere mezzo pieno. «Ormai suddividiamo i positivi che si presentano da noi tra i pochi vaccinati e non vaccinati: i primi li dimettiamo subito, il decorso è blando, si fanno solo un forte raffreddore e questo vale per tutte le età. Ed è un gran sollievo vedere che grazie al vaccino, il Covid si può curare come se fosse un’influenza».

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