Flotilla, il messaggio a Meloni e Vaticano

La delegazione italiana del Global Movement to Gaza, imbarcata sulla nave Global Sumud Flotilla, ha deciso di respingere con fermezza la proposta del governo Meloni di deviare gli aiuti umanitari destinati a Gaza verso Cipro, coinvolgendo successivamente il Patriarcato latino di Gerusalemme. La posizione degli attivisti è chiara: “La nostra missione rimane fedele al suo obiettivo originario – rompere l’assedio illegale e consegnare direttamente gli aiuti alla popolazione assediata di Gaza”.

Una proposta contestata

Dopo il fallimento del piano iniziale, che prevedeva lo sbarco degli aiuti al porto israeliano di Ashkelon, il governo italiano aveva elaborato una nuova strategia: trasferire i carichi a Cipro e affidarne la consegna al Patriarcato di Gerusalemme, con il consenso di Tel Aviv e delle autorità cipriote. Una soluzione pensata per garantire sicurezza e legittimità internazionale, ma che non ha incontrato il favore degli attivisti a bordo.

Le motivazioni del rifiuto

Gli attivisti italiani hanno espresso il loro dissenso, sottolineando come questa deviazione rappresenti un tradimento del mandato della missione. “La popolazione di Gaza è vittima di genocidio e pulizia etnica – hanno dichiarato – e la nostra presenza in mare ha l’obiettivo di denunciare l’illegalità del blocco israeliano. Qualsiasi deviazione o mediazione comprometterebbe la nostra integrità e il nostro scopo”.

Una richiesta di chiarezza al governo

Non si tratta solo di un rifiuto, ma anche di una richiesta esplicita al governo italiano di assumere una posizione più decisa e in linea con il diritto internazionale. Gli attivisti hanno chiesto una presa di posizione “seria, severa e senza ambiguità”, criticando la linea giudicata troppo morbida dell’esecutivo. Secondo la delegazione, la Flotilla deve poter raggiungere Gaza senza ostacoli, altrimenti si rischia di violare i principi fondamentali del diritto internazionale.

Un fronte di tensione tra politica e attivismo

La vicenda si inserisce in un contesto già segnato da tensioni, soprattutto dopo gli attacchi subiti dalla Flotilla in acque internazionali. La crisi diplomatica tra gli attivisti e il governo Meloni si acuisce, complicata anche dalla mediazione vaticana. La domanda che si pongono ora è se la Flotilla riuscirà a portare a termine la sua missione o se si scontrerà con nuovi blocchi politici e militari, rischiando di essere fermata sul nascere.

Un fronte aperto tra diplomazia e attivismo

La sfida tra le forze dell’attivismo e le istituzioni politiche si fa sempre più accesa. La vicenda della Flotilla di Gaza rappresenta un banco di prova per la capacità di dialogo e di mediazione tra due mondi spesso opposti, in un contesto internazionale complesso e fragile. Resta da vedere se la volontà di portare aiuti e denunciare le ingiustizie potrà prevalere sugli ostacoli diplomatici e militari che si profilano all’orizzonte.