Falso in bilancio, in appello il pm chiede 9 mesi per Appendino: 3 in più della prima condanna

“Hanno volutamente omesso di iscrivere il debito da 5 milioni di euro nel bilancio, hanno volutamente tratto in inganno i revisori dei conti, hanno giocato come il gatto con i topi perché altrimenti sarebbero andati incontro a una catastrofe contabile”. Ne è convinta la procura generale che ha chiesto la condanna a 9 mesi di carcere per falso in bilancio.

Per l’ex sindaca Chiara Appendino e per l’ex assessore al bilancio Sergio Rolando, già condannati in primo grado a sei mesi di carcere, mentre per l’ex capo di gabinetto Paolo Giordana ha chiesto la conferma degli otto mesi già inflitti. Nel bilancio 2016 del Comune sarebbe stato nascosto un debito di 5 milioni di euro. D’accordo con la sindaca, Giordana avrebbe fatto cancellare la casella del debito dal bilancio.

Al centro drella questione c’è l’area ex Westinghouse nel pieno centro di Torino, a due passi dal Palagiustizia: un’ex fabbrica che doveva ospitare prima la nuova Biblioteca civica poi un centro congressi e un grosso supermercato. I 5 milioni di euro sono la caparra versata per esercitare un diritto di prelazione sul progetto di riqualificazione dell’area ex Westinghouse da parte di una società immobiliare della Fondazione Crt, la Ream. Il debito, oggetto del falso in bilancio contestato dai giudici, era stato contratto dalla precedente giunta ma poiché Ream ha deciso di non esercitare la prelazione il Comune avrebbe dovuto restituirlo nel 2017.

Chiara Appendino in tribunale con l'avvocato Luigi Chiappero

In aula oggi Appendino, assistita dagli avvocati Luigi Chiappero e Luigi Giuliano, si è difesa con forza e ha reso un interrogatorio in cui ha spiegato di non sapere di aver commesso un reato. “Nel 2016 nessuno mi ha segnalato un problema: nessuno mi ha mai detto che con quella manovra stavo commettendo un falso”. Mentre nel 2017 “c’è stato un errore di comunicazione con i revisori di cui mi assumo in parte la responsabilità, ma è pure colpa loro”. La sindaca ha spiegato che “non sono stati costretti a correggere il loro parere” sul debito Ream.

 

Per il pm Giancarlo Avenati Bassi invece non è stato così: gli imputati, che sono accusati di falso in bilancio, avrebbero avuto “piena consapevolezza” dei problemi relativi a quel debito, sia nel 2016 che nel 2017, e per giunta avrebbero avuto una condotta ingannatoria nei confronti dei revisori: “non c’è stato alcun equivoco o fraintendimento con loro. Avevano un movente: era quello di mantenere l’equilibrio del bilancio perché i conti erano preoccupanti e loro avevano questa angoscia. Altrimenti avrebbero dovuto chiudere dei servizi fondamentali”.

 

Il pg ha usato una metafora: “Si sono presi la responsabilità di navigare con una barca infrangendo il codice della navigazione per evitare che affondasse”. Un “gesto forse anche nobile” ma che per il pg “non elimina la consapevolezza delle loro condotte”. In primo grado l’ex sindaca era stata condannata per falso solo relativamente al bilancio del 2016 e assolta per quello del 2017 oltre che per l’abuso in atti d’ufficio (sul quale la procura non aveva però fatto appello).