Etna, nube eruttiva alta chilometri: crollo cratere scatena fontana di lava

Una colonna di fumo e materiale incandescente si è sollevata nelle ultime ore sopra l’Etna, uno dei vulcani più attivi e studiati al mondo, dando luogo a un episodio di intensa attività esplosiva. La nube eruttiva, alta diversi chilometri e visibile a grande distanza, ha oscurato il cielo sul versante orientale del vulcano, mentre colonne di lava e gas si proiettavano verso l’alto in una scena dirompente.

Secondo le prime informazioni fornite dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia – Osservatorio Etneo di Catania, l’origine di questa nube sarebbe riconducibile a un flusso piroclastico provocato da un collasso di materiale lungo il fianco settentrionale del cratere di Sud-Est, uno dei coni più instabili dell’Etna. Le osservazioni preliminari indicano che il materiale caldo si sarebbe fermato entro i limiti della Valle del Leone, senza superarne i confini, ma l’evento ha comunque segnato un’intensa fase di attività.

Il meccanismo del collasso e la dinamica dell’evento

Il collasso di materiale lungo i fianchi di un cratere si verifica quando la pressione interna supera la resistenza degli strati superficiali, spesso caratterizzati da strutture irregolari composte da lava e materiali piroclastici friabili. In questo caso, un’improvvisa risalita magmatica o variazioni nella pressione dei gas ha causato la frattura e il crollo di parti del fianco del cratere di Sud-Est, generando un flusso piroclastico ad altissima temperatura e velocità superiore ai 100 km/h.

Il risultato è stato un’esplosione che ha alimentato una fontana di lava, accompagnata da un innalzamento significativo del tremore vulcanico, segnale di un’intensa attività magmatica in risalita. Il centroide delle sorgenti sismiche, localizzato nell’area del cratere di Sud-Est, conferma che l’evento si è concentrato in quella zona, senza coinvolgere altri crateri attivi.

Il ruolo del tremore vulcanico come indicatore di attività

Il tremore vulcanico, segnale sismico continuo e a bassa frequenza, rappresenta uno degli strumenti più affidabili per monitorare l’attività del vulcano. L’aumento dei valori di tremore registrato dall’INGV indica una pressione crescente nei sistemi magmatici sottostanti, preludio di possibili ulteriori esplosioni o eruzioni. La localizzazione del centroide del segnale nell’area del cratere di Sud-Est suggerisce che l’episodio sia stato circoscritto, senza coinvolgere altri punti del vulcano.

L’Etna: un vulcano in continua trasformazione

L’Etna, attivo sin dall’antichità, è un vero e proprio laboratorio geologico. Il cratere di Sud-Est, nato nel 1971, ha subito numerose modifiche morfologiche nel corso degli anni, crescendo in altezza e diventando il punto più elevato del vulcano. Ogni evento, come quello odierno, contribuisce a modellare la struttura del cratere, depositando nuovi strati di materiale e modificando i condotti magmatici.

Il ciclo di attività dell’Etna si caratterizza per un continuo alternarsi tra fasi esplosive e effusive, crolli e ricostruzioni. Questa dinamica, seppur spesso impressionante, rappresenta il naturale funzionamento di uno dei vulcani più complessi e studiati al mondo. La nube nera che si alza dall’Etna è il segno di una macchina geologica che non si ferma mai, in un perpetuo ciclo di nascita, distruzione e rinascita.

Prossimi aggiornamenti

Le autorità e gli esperti continueranno a monitorare attentamente l’attività dell’Etna, pronti a intervenire in caso di ulteriori sviluppi. Per ora, si consiglia alla popolazione di mantenere alta attenzione e di seguire le indicazioni delle autorità locali.

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