ELENA DEL POZZO, LE TELECAMERE HANNO RIPRESO TUTTO: ECCO COSA È SUCCESSO SUBITO DOPO IL FUNERALE

Sgomento, strazio, senso di impotenza, lacrime, incessanti lacrime, che sgorgano sui volti di un popolo che si è fermato, unito nel dolore, per dare l’ultimo saluto alla piccola Elena Del Pozzo. Oggi è un giorno atroce, non solo per i catanesi, perché nel capoluogo etneo sono giunte persone anche da altre province e da fuori regione e tutte, travolte dalla commozione, dicono: “Elena è la figlia di tutti noi”.

Sembra di trovarsi in una bolla sospesa, in cui ognuno, a suo modo, è corso a dare un ultimo saluto a questa bimba che, in questi giorni, è diventata la nostra piccola, quella che avremmo tanto voluto proteggere, tenere stretta al nostro petto.

Era uno scricciolo, Elena, ma ora sappiamo che, in questa bara bianca, giace una combattente, una guerriera che, in ogni modo, con tutte le forze possibili, ha cercato di difendersi dalla determinazione della madre killer, per rimanere aggrappata alla vita.

In questa bara bianca giace il corpicino di una bimba, una vittima innocente, che è caduta nella trappola mortale della mamma, la reo confessa Martina Patti, per la quale è stato convalidato l’arresto, con l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato e occultamento di cadavere. Non doveva essere lì, Elena.

Aveva tutta un’esistenza davanti, i suoi sogni custoditi nel cassetto, i suoi amichetti, le sue maestre, alle quali strappava sempre un sorriso, e poi la zia bubu, il suo adorato papà Alessandro, i nonni Johnny e Sara.

Puntuali, dalle 17:00, i funerali della piccola sono in corso nella Cattedrale e visibili in diretta streaming. Non ci sono parole per descrivere l’entrata della piccola bara bianca, con sopra fiori bianchi, in cui giace Elena, abbandonata al sonno della morte. Un lungo applauso, le persone in piedi, un volo di palloncini bianchi. Tutto per salutare questo splendido angelo, così come appare spesso, nelle foto, con il suo vestitino bianco.

Piazza Duomo e le aree intorno alla Cattedrale di Sant’Agata, la santa cui è devoto papà Alessandro, sono transennate e la zona è presidiata da polizia, esercito e protezione civile. Una folla sorprendente, sotto il caldo rovente del primo pomeriggio, circa 300 persone, hanno atteso il carro funebre, mentre il sagrato è pieno di corone e cuscini di rose bianche, rosa, arancioni. Come non cedere il posto alle lacrime dinnanzi ai cuscini con su scritto: “Le mamme di Hakuna Matata”, la scuola che la piccola frequentava, quella stessa scuola, in cui, la videocamera di sorveglianza, ha ripreso Elena correre sorridente, come era solita fare, incontro alla madre assassina, al termine della sua giornata d’asilo. Come non piangere leggendo lo striscione che recita “Elena sei sempre nei nostri cuori”? Il feretro viene accompagnato dal papà Alessandro, dal nonno Giovanni, dalla zia Martina Vanessa, che la piccola chiamava simpaticamente “zia Bubu”, con indosso una maglietta bianca con la foto della nipotina scomparsa, e dalla nonna Rosaria Testa , distrutti dal dolore, seduti in prima fila, accanto alla bara bianca.

Alla cerimonia funebre è presente tanta gente comune, oltre alle autorità: il sindaco di Mascalucia, Vincenzo Magra, il primo cittadino di Tremestieri, Santo Rando, il vicesindaco di Pedara Francesco Laudani e il sindaco di San Giovanni La Punta, Nino Bellia, mentre è vietato l’ingresso di fotografi, giornalisti e videoreporter durante il rito, tenuti fuori, dietro le transenne. Fanno riflettere le parole pronunciate nell’omelia dall’arcivescovo Renna: “Tutti noi, come giudici, siamo pronti a lapidare sempre qualcuno che ha sbagliato. Ho letto su un muro della città una frase che chiedeva riposo eterno per Elena e tormento eterno per la sua mamma. Non credo che la piccola Elena sarebbe d’accordo con quelle parole, come ogni bambino”.

Rivolgendosi ai genitori, ha rivolto loro un invito a non insegnare la violenza delle parole ai figli, né sui social, né sui nostri muri già abbastanza sporchi, “perché un bambino non è capace di concepire vendette, sedie elettriche, patiboli mediatici e, se impara queste cose, le impara da noi. Sforziamoci di seminare ciò che Cristo e ogni uomo di buona volontà spargono con abbondanza: misericordia, pietà, giustizia, dialogo, prevenzione d’ogni violenza. Solo così non ci saranno più funerali com’è questo”.

L’arcivescovo ha citato le sofferenze dei bambini nei campi di concentramento. “È come se Elena ci chiedesse: “Tenete i bambini fuori dai vostri conflitti“, ha detto, concludendo con queste parole: “Sono sicuro che Elena veglia su noi adulti perché nessuno ferisca più alcun bambino”. A quest’ultimo importante messaggio, che ha chiuso l’omelia, è seguito un applauso fragoroso. In tanti, tantissimi, coloro che nello strazio, continuano a baciare la foto di Elena, posta sulla sua bara, mentre escono in piazza Duomo.