Ecco svelato il piano segreto per portare Prodi al Quirinale

Romano Prodi compie gli anni e il (piccolo) mondo de’ sinistra romano si mobilita. In effetti li ha compiuti quattro mesi fa.

Ma che importa, ad agosto si sta tanto bene a Capalbio che fai torni apposta a Roma? Meglio a dicembre, un compleanno in differita, basta la buona compagnia. E quella c’era eccome, il gotha del Pd e il mondo di mezzo democratico, tutti accorsi per omaggiare Prodi, ritiratosi ma sempre presente nella vita del Pd (anche da suggeritore esterno) e con un occhio al 2022 quando si sceglierà il prossimo inquilino del Quirinale, l’unica medaglia al valor politico che ancora manca nel suo palmarès. In effetti quel tassello, il futuro Colle, è una delle ragioni che hanno convinto il Pd (e Renzi) a varare il Conte bis ed evitare le elezioni. Se il Pd sarà ancora in maggioranza potrà ipotecare il Colle per sette anni. E Prodi, malgrado le smentite, è sempre il nome più quotato per quella poltrona.

Gran cerimoniera dell’evento, Giovanna Melandri. Ex ministra del governo appunto Prodi, poi ritiratasi pure lei dalla politica ma solo per essere nominata dalla politica alla guida del Maxxi, museo-fondazione di pertinenza ministeriale. Due registi hanno fatto un film sulla vita di Prodi, da poco ottantenne, e il Maxxi della Melandri ha deciso, tra tanti film-documentari, di proiettare proprio quello lo scorso giovedì. Un appuntamento imperdibile fin dall’invito: «Il documentario/intervista ripercorre frammenti della vita di Prodi attraverso un dialogo sincero tra sé e sé, intessuto di ricordi, riflessioni, ripensamenti». Nel film si notano dei vuoti nella vita di Prodi, quelli meno piacevoli: i 101 franchi tiratori che lo impallinarono per il Colle, la fine tumultuosa del suo governo nel 2008, i misteri del caso Moro. Ma più ancora di quello che succede nella pellicola è istruttivo osservare quel che succede tra i convitati alla cerimonia, tutto un riconoscersi parte dello stesso club esclusivo, una membership che può risultare sempre utile.

La Melandri «in gonna folk su maglione dalle nuance viola» fa gli onori di casa, scortando in un visita strettamente personale al museo l’ospite illustre accompagnato dall’ex first lady Flavia e da Gianni Cuperlo (probabile candidato Pd nelle supplettive per il collegio romano lasciato vacante da Gentiloni). Presentissimo all’appello Nicola Zingaretti, segretario Pd. Nelle prime file Giovanni Maria Flick e Anna Finocchiaro, ex senatrice Pd. Immancabile un po’ di mondo Rai ex ulivista ma sempre democratico, Corrado Augias, Piero Badaloni, Mariolina Sattanino, Giovanni Minoli con famiglia, la vicedirettora del Tg1 Simona Sala. Molto salutato Marco Damilano, direttore dell’Espresso, non mancano Franco Bernabè e Furio Colombo, mentre si nota l’assenza di Walter Veltroni, altro pretendente al trono quirinalizio.

Insomma una non vasta ma molto influente élite su cui Prodi potrà contare per futuri sviluppi della già premiata carriera politica. Nel frattempo il Prof costruisce il consenso anche tra le nuove leve, cavalcando il fenomeno delle sardine, nato vicino ad ambienti prodiani. «Mi piace molto il modo in cui si esprimono, ragionando sui problemi senza attacchi violenti. Rappresentano un formidabile passo avanti» assicura l’ex premier. La Melandri su twitter condivide tra mille emoticon la foto di Bologna riempita dalla sardine, mentre i rumors raccontano di sms inviati dall’ex ministro Giulio Santagata per arruolare forze per la piazza delle sardine a Modena. Ex ministro prodiano, ovvio.