E ora Carola Rackete protesta sugli alberi: arrestata in Germania

 

Carola Rackete, la capitana tedesca della Sea Watch 3 diventata un idolo della sinistra mondiale dopo aver speronato un motovedetta della Guardia di Finanza italiana a Lampedusa, parrebbe essere finita sotto custodia delle forze dell’ordine tedesche.

Da settimane, infatti, come già riportato da IlGiornale.it, la capitana si trova ora accampata insieme ad un gruppo di compagni nella foresta di querce centenarie di Dannenröder (Germania centrale) affinché le piante non vengano rimosse per fare posto al progetto dell’autostrada numero 49. Nelle scorse settimane, in un video pubblicato sul proprio account Twitter, la 32enne denunciava la situazione in cui si trovano molte foreste del globo e spiega la ragione per cui lei ed altri attivisti si trovano ora ad occupare l’area verde. “Qui la società civile ora dice basta! In Germania ci sono centinaia di progetti di costruzione di strade. È insensato nel contesto di crisi climatica”.

Carola Rackete: dal Mediterraneo alla salvaguardia degli alberi

Secondo quanto riportato dalla stampa tedesca, tuttavia, dopo aver occupato con altri attivisti della sinistra radicale una piattaforma area per la potatura degli alberi, Carola Rackete sarebbe stata scortata via dalla polizia. Come riferisce il Fuldaer Zeitung, la polizia avrebbe inoltre arrestato i manifestanti dopo che questi ultimi hanno fatto uso di fuochi d’artificio e fumogeni, proprio contro le forze dell’ordine. È accaduto nella foresta vicino a Homberg-Ohm, nel quartiere di Vogelsberg. In mattinata, la Rackete ha spiegato così le ragioni della sua protesta: “Sono quassù perché le emissioni di CO2 aumentano da 30 anni e perché tutte le petizioni e gli accordi internazionali non servono”. A quanto pare l’iniziativa sta andando avanti dalla fine di settembre. I manifestanti, accampati in alcune tende, hanno occupato una zona specifica della foresta per impedire che le autorità possano abbattere gli alberi secolari. “Abbiamo bisogno di una moratoria su tutti i progetti infrastrutturali se vogliamo avere qualche speranza di raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi sul clima e affrontare la drammatica crisi climatica”, spiegava ancora la giovane nel suo appello.

La Capitana come Greta Thunberg: ora fa l’ecologista

Carola Rackete, la capitana della Sea Watch beniamina del partito Open Borders, segue le orme di Greta Thunberg – altra idola della sinistra chic – e si ricicla ecologista. Dall’immigrazionismo all’ecologismo gretino il passo è brevissimo. D’altronde il mantra della sinistra chic è sempre lo stesso: i migranti scappano sempre di più dalle loro terre a causa dei cambiamenti climatici, che sono colpa dell’uomo (rigorosamente bianco). In ogni caso Carola è fortunata: a differenza di tanti suoi coetanei italiani – ma anche tedeschi – che ogni giorno devono recarsi in ufficio, piuttosto che in fabbrica per portare a casa lo stipendio, può tranquillamente permettersi di fare l’ecologista di professione e fronteggiare così i suoi sensi di colpa di essere “bianca e occidentale”. Anche stando settimane a protestare contro l’abbattimento di una foresta.

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