“È deceduto il Baffo”. Italia in lutto per la sua scomparsa

L’Italia è in lutto per la scomparsa de”Il baffo”. Era conosciuto così, dagli addetti ai lavori, dai colleghi, dai telespettatori che, proprio per i suoi baffi così particolari, lo avevano soprannominato in questo modo. Ogni personaggio che occupa un posto di primordine sul piccolo e grande schermo, si contraddistingue per determinate caratteristiche.

Esse diventano i tratti distintivi. C’è chi resta nel cuore per il colore degli occhi, chi per la timbrica vocale, chi per il look e chi per gli strafalcioni. In un mondo che, inevitabilmente, finisce sotto gli occhi di milioni di telespettatori, è impossibile non cogliere ogni dettaglio, anche quello in apparenza più scontato, finendo col farlo diventare una caratteristica pregnante.

Ci si stringe, attorno ai familiari, in queste ore così buie, caratterizzate da una dipartita che ha lasciato un grande vuoto sul piccolo schermo, perché nomi come il suo, dotati di un eccezionale talento, non si possono certo dimenticare.

I messaggi di cordoglio stanno giungendo copiosi, grazie all’ausilio della rete social, da ogni angolo della penisola , condividendo  frasi di addio a questo straordinario professionista che ci ha lasciati troppo in fretta.

Il Baffo è venuto a mancare e tutta l’Italia è in lutto per la sua scomparsa.

Lui per tutti era “il baffo”.La motivazione, ovviamente, è nei suoi baffi, caratteristiche che gli è valsa questo simpatico nomignolo, divenuto un tratto distintivo della sua persona. Il mondo televisivo ha annunciato la scomparsa di   Enzo Ferrari, ex ala offensiva e allenatore del Cavallino… notizia che ha rattristato il calcio, di cui è stato un’indiscusso protagonista. 

Un annuncio che, in men che non si dica, è rimbalzato sui siti d’informazione, tra lo sconcerto e l’amarezza. Ferrari è stato un grande e non ci si capacita del suo decesso.

Ha vestito  la maglia amaranto per un triennio, dal 1964 al 1967, facendo  della squadra che nel 1966 conquistò la prima, storica promozione in serie B. Fu proprio lui, per chi non lo ricordasse, a segnare uno dei due tiri in porta, che permisero all’Arezzo di Meucci  di aggiudicarsi la vittoria a  Carpi il 15 maggio di quell’anno.

 

79 presenze e 18 gol, in tutto, quelle che contrassegnarono la sua carriera lì,  prima del passaggio al Genoa, Palermo, Monza, Livorno e Udinese, ritornando all’ Arezzo da allenatore in C1 nella stagione 2001/02 che si concluse con la salvezza conquistata all’ultimo tuffo con la vittoria nei playout sotto la presidenza di Piero Mancini.

Poco dopo, al suo posto, venne ingaggiato Colautti e lo spogliatoio a Pellicanò, che centrò la permanenza in categoria. Ferrari fece la sua ultima esperienza da tecnico nell’Arezzo mentre, in passato, aveva guidato Udinese (con Zico in rosa), Triestina, Avellino, Padova, Palermo, Reggina, Reggiana e Ascoli. Nel 1984, Ferrari fu il primo italiano a lavorare all’estero, chiamato alla guida del Real Saragozza in Spagna. Insomma, una carriera davvero encomiabile, la sua. Un annuncio forte, quello del suo decesso. Le nostre più sentite condoglianze.

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