Divieti e “quarantena” per il Coronavirus, Gallera avvisa: “Tra 10 giorni non è tutto finito”
Non il 31 luglio, quando scade ufficialmente lo stato d’emergenza proclamato dal consiglio dei ministri. Ma neanche “tra dieci giorni”. L’assessore al Welfare di regione Lombardia, Giulio Gallera, prova a tracciare una prima linea temporale sulle scadenze di restrizioni e divieti imposti dal governo e dallo stesso Pirellone per cercare di porre un freno all’epidemia Coronavirus. E ci tiene subito a bloccare potenziali entusiasmi.
Perché se è vero che i contagi sembrano aumentare in maniera meno rapida rispetto ai giorni scorsi, è altrettanto vero che l’emergenza non è affatto finita. “La data del 31 luglio è stata meglio rettificata dal Presidente del Consiglio, però il messaggio è chiaro ed evidente e io lo condivido – ha spiegato l’assessore mercoledì mattina in collegamento con La7 -. Non è che tra dieci giorni, nella speranza che in tutti questi giorni possa scendere o rallentare la diffusione del contagio, possiamo immaginare che tutto sia finito e tornare come prima ad animare i bar o a ritrovarci nei parchi tutti insieme: sarà una lunga stagione per riuscirci”, ha ribadito.
“Il caldo sicuramente ci aiuterà ma finché noi non troviamo un farmaco efficace o il vaccino, il rischio che riparta c’è”, ha proseguito Gallera. E l’esempio arriva dalla Cina: “Oggi stanno vivendo il problema dei contagi di ritorno, cioè di persone che arrivano da altri paesi e portano di nuovo il contagio – ha sottolineato l’assessore -. Quindi sarà lunga, anche se non penso che si possa immaginare che per quattro mesi i nostri cittadini rimangano a casa, non lo hanno fatto neanche a Wuhan”.
Anche se non manca qualche pecca: “Poteva essere reso un po’ più rigido e delineato – ha ammesso l’assessore -. Poi è chiaro che chi rimane aperto deve garantire le misure anti contagio e qui abbiamo il problema della mancanza di dispositivi di protezione individuale. Se potessimo dare guanti e mascherine a tutti i lavoratori, tutto questo potrebbe essere meglio garantito. Il rischio – ha concluso Gallera – è che in qualche azienda questo non avvenga”.