Diego Abatantuono: “Pippavamo tutti. Eroina? No, meglio…”. La confessione

La “passione” per gli amici, l’attaccamento ai figli, la moglie amatissima, Giulia, e la droga. Diego Abatantuono, classe 1955, tra gli attori più camaleontici del cinema italiano, si confessa in una intervista a La Repubblica parlando del suo libro Si potrebbe andare tutti al mio funerale. “C’è chi si compra le macchine, chi cambia mogli, chi fa i viaggi, la mia passione è da sempre stare con i miei amici, ho sempre investito in case che ospitassero tanta gente. Quando è morta mia mamma abbiamo fatto una festa fantastica con gli amici. Sono venuti da Roma e Milano, di tutti i mestieri”, racconta. “Il risultato è un libro in cui ci sono le mie riflessioni ma anche i pensieri degli altri raccolti da Terruzzi. Le interviste ai miei figli non avrei mai potuto farle io”.

“Ho avuto grandi fortune e tante microsfighe”, dice l’attore. “Sono nato al Giambellino, poco studio, amici finiti male, eppure sono stato uno slalomista e ho colto tutti i vantaggi che ho incontrato. Tra le microsfighe, quella di trovarmi con la famiglia alle Maldive, vedere l’acqua ritirarsi aspettando, sbagliando, di essere travolti” dallo tsunami. “Quando ha invaso la stanza mi sono messo riempire le valigie di acqua e coca-cola per poi scappare sul tetto. Ma pesava e mi è venuto il colpo della strega. Cercavo di non far trapelare la paura ai ragazzi, ho scoperto che non c’ero riuscito”.

Quindi parla di quando faceva uso di droga. “Pippavamo quasi tutti a Milano…”, “non ho mai assunto eroina, al Giambellino avevo visto morire troppa gente. Ho fatto in modo di fermarmi in anticipo, mai sull’orlo del baratro, ho sempre conosciuto me stesso e i miei limiti. Per un momento fu di moda il popper, una fialetta che credo servisse per rianimare le persone e a noi provocava un riso irrefrenabile. Ricordo una notte in diciotto dentro lo stanzino delle luci, uno sull’altro, incapaci di fermare le risate. Sono cose che puoi fare poche volte e lo stesso accadde con la cocaina. Fu una fase di passaggio che mi aiutò a distinguere”.

Nel libro c’è poi una straordinaria dichiarazione d’amore alla moglie Giulia – “Ma non ci siamo messi lì a parlarne, lei sa come la penso” – e la sua passione per i bambini: “Ho sempre pensato che non avrei avuto figli quando ero giovane, convinto che il mondo sarebbe diventato una merda. Ho azzeccato ma solo in parte. Quando trovi una donna a cui vuoi bene non bastano le tue scelte. Con i miei genitori non ricordo gli abbracci, il trasporto che ho io per i miei figli”.