“Dicevano che ero posseduta da Satana”: Michelle Hunziker e la sofferenza per le calunnie più feroci

Una Vita Apparentemente Perfetta. Il titolo del libro di Michelle Hunziker riecheggia nella mente leggendo le ultime dichiarazioni della conduttrice al Corriere della Sera. Bella, intelligente, simpatica, una famiglia da cartellone pubblicitario, con un marito amorevole e tre figlie che si vogliono un gran bene e una carriera costantemente in ascesa: tutto farebbe pensare che Michelle non sappia cosa sia una strada interrotta e piena di buche, un incidente di percorso e un’improvvisa e scomoda inversione a U. Niente di più sbagliato. Il racconto del buco nero della setta in cui era stata inghiottita ne è la dimostrazione ma non è il solo. “Dai 20 ai 30 anni sono stata bersaglio di un gossip molto pesante, molto feroce”, inizia così il racconto di Michelle Hunziker, livello pro nel rompere tabù e dispensare pillole di verità.

 

 

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“Non ero abituata, la vivevo malissimo, mi chiudevo in casa, mi chiedevo se avessero ragione quelli che dicevano che ero una iena ridens”. Michelle, che da stasera torna al fianco di Gerry Scotti a Striscia la Notizia e senza offendere nessuno è una delle donne più brave, capaci e istrioniche della tv (e a Sanremo lo ha dimostrato), ha confidato al Corriere un momento particolarmente difficile della sua vita risalente ai primi anni della sua carriera: “In prima pagina su un giornale titolarono che ero posseduta da Satana, fu la cosa che mi ferì di più, essere trattata come un’indemoniata ai tempi delle streghe medioevali”, ha confessato. Accuse pesante e infamanti che oggi con i social possono diventare ancora più feroci e pericolose, ma che Michelle ha imparato a gestire: “Gli haters invece non mi fanno male, è gente che vive la propria frustrazione nel rancore, bisogna ignorarli”.

 

 

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“Essere solari e positivi non significa non essere profondi. Mi arrabbio, mi intristisco, vivo il dolore e la sofferenza, la malinconia e la nostalgia. Sono come tutti. Nessuno è esente dai tormenti interiori”, ha poi raccontato spiegando il perché della sua scelta di mostrarsi sempre sorridente, ovvero “per non appesantire la gente con zaini di sofferenza di cui non hanno bisogno”. Un’immagine pubblica che non sempre coincide con quella privata, frutto di un modo di affrontare dolore e sofferenza imparato grazie alla terapia, una “forma di protezione” che però alla lunga se non indagata e affrontata può sortire l’effetto contrario. “Affronto la vita a modo mio, sono affetta da amnesie selettive: le cose brutte le cancello, è la chiave che serve a proteggermi e a salvarmi da tutto quello che la vita mi ha offerto di brutto. Sono così: i ricordi belli li salvo tutti, quelli spiacevoli il mio cervello li elimina”.

 

 

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Nella chiacchierata anche una riflessione su body shaming, stereotipi e cliché. “Oggi si parla di body positive, di bullismo, di discriminazione fisica. Ma la discriminazione fisica è sia quando sei ritenuto troppo bruttino per certi mestieri, sia quando sei troppo bellino per essere considerato intelligente”, ha spiegato, “Io negli anni 90 corrispondevo al cliché, ho dovuto lottare per far capire che volevo essere altro oltre a una bella forma (…) non volevo essere etichettata come una ragazza sexy e basta. Oggi la televisione ha fatto un grande lavoro, ci sono tante conduttrici di successo, più donne che uomini”. Il sorriso di Michelle è una carezza rassicurante, ma anche “tutto il resto” è assai confortante.

 

 

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