Decreto Sicurezza, caos in Senato: protesta clamorosa delle opposizioni, seduta sospesa tra tensioni
Roma – Una giornata di forte tensione ha caratterizzato il Senato della Repubblica, con scene di protesta che hanno scosso l’aula e messo in evidenza lo scontro acceso tra maggioranza e opposizioni. Durante la discussione e il voto finale sul controverso Decreto Sicurezza, i senatori delle opposizioni – in particolare del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra – hanno deciso di manifestare il proprio dissenso in modo simbolico e plateale, sedendosi per terra e voltando le spalle ai banchi del governo.
Un gesto forte, che ha voluto sottolineare il forte scontro politico e ideologico in atto. La protesta è avvenuta all’inizio di una seduta già molto tesa, in un contesto in cui il decreto, fortemente voluto dal governo di Giorgia Meloni, era stato sottoposto al voto di fiducia. La decisione di ricorrere a questa procedura, considerata da molte opposizioni una forzatura istituzionale, ha scatenato reazioni dure e accuse di scorrettezza democratica.
Le opposizioni hanno criticato aspramente il metodo adottato, evidenziando come il decreto fosse stato approvato in Consiglio dei ministri già ad aprile, saltando un percorso parlamentare più approfondito e partecipato. Per i gruppi di minoranza, si tratta di un’operazione che limita il ruolo del Parlamento e riduce il dibattito democratico, ritenendo il provvedimento “il decreto dell’orrore” e “una vergogna assoluta”. La loro posizione è che si tratti di un testo che riflette una visione autoritaria della sicurezza, rifiutando il dissenso sociale e le libertà civili.
In aula, le parole di alcuni esponenti hanno acceso ulteriormente il dibattito. Il senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino ha pronunciato affermazioni shock, dichiarando che “le donne che fanno figli per rubare non sono degne di farlo” e che, in alcuni casi, i bambini dovrebbero crescere in carcere se i genitori sono delinquenti. Queste parole hanno suscitato sdegno tra le opposizioni, che hanno condannato un linguaggio ritenuto inaccettabile e offensivo.
Il capogruppo del Partito Democratico al Senato, Francesco Boccia, ha risposto duramente, criticando il “senso aberrante della sicurezza” promosso dal governo e denunciando come lo slogan “donna, madre, cristiana” venga spesso usato per mascherare politiche repressive e contrarie ai diritti umani.
Anche il Movimento 5 Stelle ha partecipato attivamente alla protesta, con la vicecapogruppo Alessandra Maiorino che ha definito l’occupazione dell’aula come una forma di “resistenza passiva” contro un provvedimento che, secondo i pentastellati, mira a criminalizzare comportamenti non violenti e a restringere gli spazi di libertà e partecipazione democratica. La percezione condivisa è che il decreto rappresenti un attacco alle libertà civili e un tentativo di reprimere il dissenso in un momento di crescente protesta sociale nel Paese.
Nel tentativo di calmare gli animi, il presidente del Senato Ignazio La Russa ha inizialmente cercato di sdrammatizzare, commentando ironicamente la scena dei senatori seduti a terra e invitandoli a “alzare le mani in segno di resa”. Tuttavia, la sua battuta non ha avuto effetto e l’aula è esplosa in un coro di “vergogna”. La seduta è stata sospesa e il presidente ha convocato una conferenza dei capigruppo per cercare una soluzione, ma il clima di tensione è rimasto elevato.
Le opposizioni hanno annunciato nuove iniziative di protesta, anche fuori dal Parlamento, tra mobilitazioni pubbliche, appelli alle istituzioni europee e coinvolgimento di associazioni civiche. Dal canto loro, i partiti di maggioranza difendono con fermezza il decreto, ritenendolo una misura necessaria per garantire ordine pubblico e tutela dei cittadini. La decisione di porre la fiducia, secondo loro, è stata dettata dall’urgenza di contrastare derive pericolose nella società.
Il caso del Decreto Sicurezza si configura come simbolo di un Paese diviso, segnato da profonde contrapposizioni ideologiche e mancanza di dialogo costruttivo. Le immagini dei senatori seduti a terra resteranno impresse come testimonianza di un clima politico segnato da scontri e divisioni, che probabilmente continueranno nei mesi a venire, dentro e fuori le aule parlamentari.