De Falco cade in ginocchio: “Fatemi tornare a bordo, non volevo far saltare il governo”

 

«Intendo precisare di non avere mai messo a rischio la tenuta del governo, avendo sempre agito – anche nel dissenso – in modo tale da non pregiudicare la maggioranza parlamentare che lo sostiene. Non resta quindi che attendere qualche giorno la sentenza, la quale consentirà di definire i rapporti e soprattutto i vincoli che legano i parlamentari al Movimento 5 Stelle, versione 2017». Lo sottolinea all’AdnKronos il senatore Gregorio De Falco, in replica alle tesi sostenute dalla difesa del M5S nell’ambito della causa intentata dal capitano di fregata contro la sua espulsione dal Movimento, decisa dai probiviri 5 Stelle. «Inoltre – obietta ancora il senatore del gruppo Misto – il contenuto del decreto sicurezza è molto distante dai valori e dai principi del Movimento, nonché dal programma e persino dal contratto. Il decreto è una traduzione sbagliata che tradisce un obiettivo condiviso».

Le posizioni contrapposte:
la difesa di De Falco
Le posizioni sono distanti. Al termine di un’udienza durata 50 minuti, il giudice del Tribunale di Roma si è infatti riservato di decidere sul ricorso presentato da De Falco contro il provvedimento di espulsione. Nel ricorso, il provvedimento di espulsione viene bollato come «ingiusto e illegittimo sotto molteplici profili, sia di ordine sostanziale che procedurale, di cui il più grave è certamente quello della patente, volontaria lesione delle guarentigie costituzionali sancite dall’art. 67 della Legge fondamentale della Repubblica del senatore De Falco». Secondo la difesa del M5S, «gli atti posti in essere dal senatore De Falco», come si legge nella memoria visionata dall’Adnkronos, risultano «obiettivamente indirizzati a far cadere un governo» espressione dei pentastellati.

La memoria dei legali
dei Cinquestelle
Secondo i legali dei 5 Stelle non è corretto applicare l’articolo 67 della Costituzione «al piano civilistico del rapporto tra associato e partito». L’espulsione, infatti, «priva il soggetto della sua qualità di associato, ma – viene spiegato nella memoria M5S – non di quella di parlamentare che potrà in tutte le sue prerogative essere proseguita, anzi con maggiore libertà, potendo scegliere, di volta in volta se seguire o meno la linea partitica in una posizione indipendente in totale libertà di esplicazione del mandato». Per quanto riguarda il decreto sicurezza, osteggiato da De Falco, gli avvocati rilevano «come i provvedimenti adottati dal governo siano in linea con il programma elettorale del MoVimento, non essendo inutilmente restrittivi della libertà personale ed essendo improntati alla prevalenza verso la tutela della sicurezza collettiva, come appunto indicato nel programma». I legali dei 5 Stelle sottolineano inoltre che «dopo l’apertura del procedimento disciplinare a suo carico» De Falco «perseverava nel proprio comportamento, votando contro la legge di bilancio» che «conteneva i fondi necessari ad attuare le politiche sociali del MoVimento; dopo la sua espulsione, del pari, lo stesso – in qualità di membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato – votava per concedere l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini, in difformità al voto espresso online dagli iscritti al MoVimento, nonché in difformità del voto dei senatori 5 Stelle facenti parte della Giunta». Pertanto, si legge sempre nella memoria, «non si comprende a quale titolo il De Falco pretenda di essere riammesso in un MoVimento di cui disconosce le scelte e la linea politica».

 

Fonte: https://www.secoloditalia.it/