Daniela Strazzullo uccisa dalla compagna, Vannacci: “Perché quando a uccidere è una donna non si parla di matriarcato?”
Roma – Un nuovo intervento del generale Roberto Vannacci, oggi vicesegretario della Lega ed europarlamentare, ha acceso nuovamente il dibattito pubblico, questa volta innescato da un post su Facebook in risposta al tragico omicidio-suicidio avvenuto a Napoli il 23 maggio. Ilaria Capezzuto ha ucciso la compagna Daniela Strazzullo prima di togliersi la vita, un evento che ha scatenato una reazione immediata e polarizzante.
Vannacci, nel suo post, mette in discussione il concetto di femminicidio, proponendo una nuova espressione: “femminilità tossica”. Questa definizione, mai utilizzata prima in contesti ufficiali, ha suscitato immediate e accese reazioni da più fronti politici e culturali.
“Quando un uomo uccide una donna qualcuno lo vorrebbe chiamare femminicidio e si tira in ballo la mascolinità tossica”, scrive Vannacci, “Ma quando una donna uccide una donna a causa di una relazione sentimentale (per così dire), come mai nessuno fa paragoni e promuove l’espressione di femminilità tossica e il matriarcato?”. Con queste parole, il generale suggerisce un presunto doppio standard nel dibattito pubblico, accusando uno squilibrio nella narrazione di genere dei crimini relazionali.
L’intervento, che si inserisce nel solco delle posizioni controverse espresse in passato dall’ex militare sulle dinamiche sociali, ha toccato un nervo scoperto. Il termine “femminicidio” è utilizzato per indicare l’uccisione di una donna in quanto donna, con un preciso significato giuridico e simbolico. Mettere in discussione questa definizione, proprio all’indomani di un episodio così drammatico, ha sollevato dubbi e perplessità.
Nel suo post, Vannacci prosegue il suo ragionamento, attribuendo la responsabilità di crimini come quello di Napoli a una responsabilità culturale più ampia. “Quando io dico che una delle cause più accreditate di questo genere di crimini è l’aver educato dei giovani deboli e l’aver elevato la debolezza a una virtù, vengo confermato da queste purtroppo tragiche vicende”, afferma, collegando il gesto estremo di Capezzuto a una visione sociale che, a suo dire, avrebbe reso intere generazioni incapaci di affrontare i conflitti emotivi. Queste parole riaccendono la sua critica al modello educativo occidentale, considerato troppo permissivo e sbilanciato su valori che non favorirebbero la resilienza individuale.
Le critiche all’intervento di Vannacci sono arrivate da più parti. A sinistra, esponenti politici e accademici hanno accusato Vannacci di strumentalizzare politicamente una tragedia privata, banalizzando un crimine che richiede un’analisi seria e rispettosa. Anche da ambienti più moderati del centrodestra sono giunte reazioni critiche, con chi ha sottolineato l’inopportunità di introdurre categorie semantiche senza fondamento, soprattutto in casi che coinvolgono violenza e morte.
Il termine “femminilità tossica”, mai utilizzato con rigore scientifico o sociologico, ha aperto un terreno scivoloso. I critici sottolineano che equiparare simmetricamente comportamenti violenti maschili e femminili, senza distinguere contesto e numeri, rischia di oscurare il fenomeno strutturale della violenza di genere, che continua a colpire in maniera prevalente le donne da parte degli uomini in contesti di relazione.