D’Alema spiazza Lilli Gruber: “Se l’Iran avesse la bomba atomica non ci sarebbe la guerra”

In un’intervista a Otto e mezzo su La7, Massimo D’Alema ha affrontato il delicato scenario internazionale che vede contrapposti Israele e Iran, sottolineando l’urgenza di fermare l’escalation di violenza e di trovare una soluzione diplomatica. L’ex presidente del Consiglio ha lanciato un appello chiaro: “Neppure Donald Trump sa davvero cosa faranno gli Stati Uniti. Lo ha ammesso lui stesso. Ma quello che è certo è che va fermato questo conflitto. È interesse di tutti, soprattutto dell’Europa”.

Il ruolo di Trump e l’accordo con Teheran

D’Alema ha ricordato come un precedente negoziato con l’Iran fosse riuscito a interrompere lo sviluppo dell’arma nucleare da parte del regime. “Era stato raggiunto un accordo importante, poi Trump lo ha sabotato, ed è una responsabilità gravissima”, ha affermato con fermezza. Secondo l’ex premier, l’attuale escalation deriva anche da questa rottura: “Se oggi l’Iran avesse effettivamente la bomba atomica, non ci sarebbe alcuna guerra. Bastino i confronti con la Corea del Nord: il possesso dell’atomica impedisce attacchi militari. È un messaggio terribile che molti Paesi raccoglieranno: solo chi ha l’atomica non viene bombardato”.

L’illusione delle guerre per la democrazia

D’Alema ha espresso una forte critica alla strategia militare come strumento di democratizzazione: “Fare la guerra a chi non è democratico è un’illusione. Non possiamo bombardare ogni regime autoritario. E comunque, sotto le bombe, prevalgono sempre le posizioni più radicali”. Per l’ex premier, il cambiamento deve arrivare dall’interno delle società civili, non attraverso la forza militare. “L’Afghanistan ne è l’esempio lampante”, ha commentato.

Israele, Netanyahu e il blocco al dialogo

L’intervento di D’Alema si è concentrato anche sulla responsabilità di Benjamin Netanyahu nell’escalation: “L’attacco a Gaza è servito in primo luogo a bloccare un possibile dialogo tra Stati Uniti e Iran. Le forze che vogliono impedire il negoziato vanno fermate, e Israele è in prima linea tra queste”. Secondo l’ex presidente, l’azione israeliana ha come obiettivo principale il blocco di ogni possibilità di dialogo diplomatico.

L’Europa e la sua debolezza

Critico nei confronti dell’Unione Europea, D’Alema ha sottolineato come l’Europa debba risvegliarsi di fronte alle sfide attuali: “L’Europa oggi è debole, ma dovrebbe svegliarsi. In gioco ci sono valori fondamentali come la sicurezza e l’approvvigionamento energetico”. L’ex premier ha anche evidenziato come il populismo di Trump e il filotrumpismo europeo minino l’autonomia e la coesione dell’UE: “Possono esserci affinità ideologiche tra i sovranismi, ma una volta al potere, vanno inevitabilmente in conflitto”.

Censura e violenza in Gaza

D’Alema ha denunciato una “censura informativa” sulla situazione nella Striscia di Gaza, esprimendo preoccupazione per il silenzio mediatico e la mancanza di attenzione internazionale: “È incomprensibile che non si parli abbastanza di quanto sta accadendo. Come ha potuto Israele arrivare a certi livelli di violenza e barbarie?”.

Politica interna e il futuro

Sul fronte nazionale, D’Alema ha commentato il successo elettorale del governo Meloni, evidenziando come il problema principale della democrazia italiana sia la scarsa partecipazione elettorale: “Il problema non è che si vota a destra, ma che molti cittadini non votano più. Il governo Meloni si fonda sul consenso più limitato della storia repubblicana”. L’ex presidente ha anche espresso scetticismo sull’ipotesi di un premierato: “Non credo che vedrà mai la luce. Anche se approvata in Parlamento, verrebbe bocciata dal referendum”.

Addio alla politica di partito, sì alle idee

Infine, D’Alema ha chiarito il suo rapporto con la politica: “Se per politica intendiamo Parlamento e partito, addio per sempre. Ma se si tratta di idee, scrittura e dibattito pubblico, quella è una dimensione che resta parte della natura umana”. Un messaggio che sottolinea il suo desiderio di continuare a contribuire al dibattito pubblico, anche senza un ruolo istituzionale.