D’Alema: “Se l’Iran avesse la bomba atomica non ci sarebbe guerra”, poi l’addio alla politica
L’ex premier Massimo D’Alema è intervenuto recentemente nella trasmissione “Otto e mezzo” su La7, offrendo una lettura approfondita e critica della complessa crisi in Medio Oriente, con particolare attenzione alle tensioni tra Israele, Iran e gli Stati Uniti. Le sue parole hanno acceso il dibattito pubblico su temi di politica internazionale, sicurezza e ruolo dell’Europa nel contesto globale.
Deterrenza nucleare come soluzione alla guerra
D’Alema ha sottolineato con fermezza che l’unico modo per prevenire conflitti come quello attuale tra Israele e Iran sarebbe una vera deterrenza nucleare. Paragonando la situazione a quella della Corea del Nord, ha affermato: “Se l’Iran avesse la bomba nucleare non ci sarebbe la guerra”. Questa analisi apre un dibattito sulla possibilità che, paradossalmente, la corsa all’armamento nucleare possa rappresentare una strategia di difesa per alcuni Paesi, anche se il rischio di proliferazione rimane elevato.
Critiche all’amministrazione americana e a Israele
L’ex premier ha rivolto dure critiche all’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, accusandolo di aver sabotato l’accordo sul nucleare con l’Iran, raggiunto in precedenza e considerato efficace. “È stato Trump a sabotarlo”, ha detto, evidenziando come questa scelta abbia compromesso anni di diplomazia internazionale.
D’Alema ha inoltre puntato il dito contro Israele, sostenendo che l’attacco voluto dal premier Netanyahu sarebbe stato motivato anche dal tentativo di bloccare il dialogo tra Stati Uniti e Iran. Un’accusa che evidenzia le pressioni internazionali volte a impedire ogni apertura negoziale, con ripercussioni negative sulla stabilità globale.
L’Europa tra debolezza e sicurezza
Il politico ha criticato la debolezza dell’Unione Europea, che secondo lui manca di una politica estera autonoma e incisiva. “Sono in gioco sicurezza e approvvigionamenti energetici”, ha ricordato, sottolineando come il populismo trumpiano e le tensioni internazionali non aiutino l’Europa a tutelare i propri interessi.
Il fallimento delle guerre per la democrazia
D’Alema ha espresso una posizione netta sulla politica di esportazione della democrazia con la forza, citando l’Afghanistan come esempio emblematico di fallimento. “Le bombe non hanno fatto altro che rafforzare le frange più radicali”, ha affermato, criticando l’approccio militare come inefficace e dannoso.
Censura e barbarie a Gaza
L’ex premier ha denunciato con forza la gestione dell’informazione sulla guerra a Gaza, evidenziando come ci sia una censura che oscura le violenze israeliane. “È incomprensibile la censura informativa su Gaza. Israele ha superato ogni limite di violenza”, ha dichiarato, richiamando l’attenzione sulla necessità di una informazione libera e trasparente.
Politica interna e futuro democratico
Infine, D’Alema ha commentato la situazione politica italiana, criticando il governo Meloni. Ha definito il premierato come “una delle forme di governo con il consenso più debole della storia repubblicana”, sottolineando che il problema principale non è tanto il voto di destra, quanto l’astensionismo. “Il governo Meloni si fonda su un consenso limitato e l’opposizione, divisa, avrebbe più voti se si presentasse unita”, ha detto.
Riguardo al futuro politico, l’ex premier ha chiarito di non voler tornare in politica attiva, ma di voler continuare a condividere idee e pensieri, lasciando aperta la possibilità di un impegno civile e intellettuale.