Crisi di governo, Conte a Salvini: «Il mio non è stato esecutivo dei ‘no’, noi non eravamo in spiaggia»

«Andrò in parlamento. Non spetta a Salvini convocare le Camere né decidere i tempi di una crisi politica. Ieri e questo pomeriggio è venuto a parlarmi Salvini il quale mi ha anticipato l’intenzione di interrompere questa esperienza di governo e di andare a votare per capitalizzare il consenso di cui la Lega gode attualmente».

Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a Palazzo Chigi.

«“Come ho già chiarito nel corso della mia informativa resa al Senato sulle inchieste russe – ha detto ancora il presidente del Consiglio – personalmente non considero il confronto tra governo e Parlamento un molesto orpello del nostro sistema democratico ma la vera essenza della nostra forma di governo e in particolare di una democrazia parlamentare».

«Spetterà a Salvini, – ha proseguito Conte – nella sua veste di senatore, spiegare al Paese e giustificare agli elettori che hanno creduto nella prospettiva del cambiamento le ragioni che lo portano a interrompono bruscamente. Ho letto che il ministro dell’Interno vuole che i parlamentari tornino subito al lavoro. Non spetta a Salvini convocare le Camere, non spetta al ministro dell’Interno decidere i tempi di una crisi politica nella quale intervengono ben latri attori istituzionali».

«Confido che il passaggio parlamentare – ha continuato – contribuirà a fare piena chiarezza sulle scelte compiute e sulle responsabilità che ne derivano. In Parlamento a tutti gli italiani dovremo dire la verità e non potremo nasconderci dietro dichiarazioni retoriche e slogan mediatici. Non permetterò più – ha aggiunto – che si alimenti la narrativa di un governo dei no. Questo governo ha parlato poco e lavorato molto. Non era in spiaggia, era nelle sedi istituzionali ha lavorato dalla mattina alla sera a beneficio di tutti gli italiani. Non accetterò più che vengano sminuiti la passione e la dedizione con cui tutti hanno affrontato l’impegno di governo e il cospicuo lavoro svolto dai parlamentari».

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