Coronavirus, la mossa di Giuseppe Conte: “Coprifuoco alle 22”. Speranza all’oscuro? “A me non risulta”

 

Tutti a casa alle 22 e didattica a distanza per le superiori sono queste le ipotesi del premier Giuseppe Conte per evitare gli assembramenti ed fermare la crescita del numero dei contagi da Coronavirus.

Ieri con un tweet il premier ha sollecitato gli italiani a “rispettare le nuove disposizioni, seguiamo le raccomandazioni, facciamo del bene al nostro Paese”. E’ escluso per il momento in nuovo lockdown, proprio ora che l’economia dà segni di ripresa ma bisogna aspettare 15 giorni per vedere i risultati delle misure attuali, come l’uso della mascherina. Intanto però a Palazzo Chigi, anticipa il Corriere della Sera, si sta valutando l’ipotesi, appunto, di un coprifuoco, un nuovo provvedimento potrebbe imporre a bar, ristoranti e altri pubblici esercizi di abbassare le saracinesche alle 22. E ai cittadini di uscire di casa oltre quell’ora. “A me questa misura non risulta”, frena il ministro Roberto Speranza. C’è consenso generale sulla necessità di estendere lo smartworking.

Complessa la questione della didattica a distanza delle scuole. La proposta dei governatori ha fatto (molto) arrabbiare Lucia Azzolina: “Non è all’ordine del giorno”. La ministra, sorpresa perché sono le stesse Regioni che a giugno non volevano inserire la didattica a distanza nelle linee guida, non ci sta a disperdere “i grandi investimenti e sacrifici fatti»” Azzolina lo ha detto ieri mattina a Conte, che ha visto faccia a faccia a Palazzo Chigi.

 

Ma i presidenti delle Regioni, ancor più dopo che De Luca ha chiuso le scuole in Campania, insistono. E se il Pd ha proposto di arrivare al 50% di didattica digitale alle superiori, alternando casa e scuola, tra i 5 Stelle il sospetto è che chiudere le scuole sia «una strategia per bloccare il concorso”. La stretta di De Luca arriva dopo un dialogo con Speranza, il nuovo Dpcm prevede infatti che le singole regioni possano stringere le misure ma non allentarle. De Luca si è detto preoccupato dalla crescita dei contagi messa a confronto con la densità popolativa di Napoli.

Appena Conte tornerà da Bruxelles vedrà i capi delegazione dei partiti e deciderà la stretta. Il ministro Francesco Boccia ha paventato “l’interruzione di attività sociali e culturali a maggior rischio di assembramento”. Palestre, saloni di bellezza, cinema, teatri e sport di base.

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