Coronavirus, al Sant’Andrea di Roma i medici dormono per terra

 

Materassi stesi a terra tra scarpe e ciabatte, cuscini con il rivestimento in pelle strappato, presi da chissà quale sala d’attesa.

Sopra ad una brandina invece, si vedono un mucchio di lenzuola e teli appallottolati. Sembra una delle tante favelas della Capitale ed invece siamo nel reparto di un policlinico universitario. Uno dei tanti ospedali del Lazio che in queste ore sono impegnati a fronteggiare l’emergenza coronavirus.

È su questi giacigli improvvisati, in condizioni igieniche a dir poco discutibili, che i medici del Sant’Andrea, azienda ospedaliera della zona nord di Roma, sono costretti a trovare ristoro in queste giornate critiche. A denunciare la situazione è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia, Giancarlo Righini. “Brande di fortuna, materassi a terra, cuscini rimediati nei salottini di attesa, letti non rifatti, condizioni igieniche pietose, questo è il vergognoso trattamento riservato ai medici specializzandi che con straordinario spirito di sacrificio ed abnegazione stanno combattendo in prima linea contro il coronavirus”, attacca l’esponente del partito di Giorgia Meloni.

“È inconcepibile – osserva – che ci siano così gravi carenze organizzative in questa fase di grande pressione su medici e personale sanitario, da parte di un’azienda sanitaria che è polo universitario”. Proprio al Sant’Andrea martedì scorso è stata attivata una unità dedicata proprio ai pazienti affetti da Covid-19. “Dal giorno dell’apertura abbiamo intubato tre persone, oggi mi riferiscono di un arrivo all’incirca ogni 15 minuti con dispnea”, aveva detto mercoledì all’Adnkronos un medico anestesista e rianimatore in forze nello stesso ospedale. “La tenda della Protezione Civile, dove i pazienti attendono di fare il tampone dopo i primi accertamenti nel triage del pronto soccorso – aveva aggiunto – è già piena”.

L’esponente di Fratelli d’Italia punta il dito contro i vertici della struttura: “Non appena saremo usciti dall’emergenza, il direttore generale sollevi i responsabili di questo scempio oppure rassegni lui stesso le dimissioni”. Intanto, sono anche gli infermieri del Lazio a dover affrontare ritmi serrati di lavoro in condizioni di disagio.

La segreteria provinciale di Roma del Nursind, sindacato di categoria, riferisce di “difficoltà nell’utilizzo dei dispositivi, nelle procedure in generale, nelle indicazioni, nei comportamenti da adottare che espongono in maniera evidente il personale a carichi di lavoro abnormi vista anche la carenza di personale di supporto che non fa altro che sovraccaricare di lavoro improprio gli infermieri tutti”. L’organizzazione chiede “linee chiare” ed “uniformità” in questa fase di emergenza. E intanto i medici in prima linea nella lotta al virus sono costretti a dormire per terra.

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