Conte viene ricattato per lo sbarco della Ong

Malta e Francia non hanno risposto alle richieste del governo italiano di farsi carico della situazione riguardante la nave Ocean Viking, la quale ha a bordo 180 naufraghi. E adesso il mezzo dell’Ong Sos Mediterranée dovrebbe sbarcare nel nostro Paese.

La prima operazione è stata fatta il 25 giugno scorso, forse lo sbarco avverrà il 6 luglio: non è la cronaca di uno dei tanti casi che sono accaduti nell’estate del 2019 nell’ambito del braccio di ferro tra il governo giallorosso e le Ong. Si tratta in realtà della descrizione di quanto sta accadendo in questi giorni tra la Ocean Viking, la nave dell’Ong francese Sos Mediterranée, e l’attuale governo Conte II.

Solo che, come sottolineato su IlGiornale.it da Giuseppe De Lorenzo, al Viminale non c’è Matteo Salvini e la coalizione giallorossa soltanto adesso sembra essersi accorta della presenza di una nave carica di migranti che, ormai da più giorni, è posizionata in alto mare senza alcuna autorizzazione allo sbarco. Anche se il caso Ocean Viking di questi giorni è esattamente identico a quelli Sea Watch o Mare Jonio del 2019, sui media non si urla al “sequestro di persona”, né tanto meno si parla di razzismo tra chi all’interno dell’attuale governo sta prendendo tempo per lo sbarco della nave dell’Ong francese.

Più semplicemente, quanto deciso dal Conte II, soprattutto dalle parti del Viminale e della Farnesina, da sinistra sembra essere stato catalogato nella categoria delle “scelte politiche” e non invece in quelle di scelte che, con Salvini al governo, sarebbero state considerate anche di rilievo penale. Scelte peraltro che, esattamente come quelle dello scorso anno, hanno in effetti un importante fondo politico.

Malta e Francia non hanno risposto alle richieste del governo italiano di farsi carico della situazione riguardante la nave Ocean Viking, la quale ha a bordo 180 naufraghi. E adesso il mezzo dell’Ong Sos Mediterranée dovrebbe sbarcare nel nostro Paese

La prima operazione è stata fatta il 25 giugno scorso, forse lo sbarco avverrà il 6 luglio: non è la cronaca di uno dei tanti casi che sono accaduti nell’estate del 2019 nell’ambito del braccio di ferro tra il governo giallorosso e le Ong. Si tratta in realtà della descrizione di quanto sta accadendo in questi giorni tra la Ocean Viking, la nave dell’Ong francese Sos Mediterranée, e l’attuale governo Conte II.

Solo che, come sottolineato su IlGiornale.it da Giuseppe De Lorenzo, al Viminale non c’è Matteo Salvini e la coalizione giallorossa soltanto adesso sembra essersi accorta della presenza di una nave carica di migranti che, ormai da più giorni, è posizionata in alto mare senza alcuna autorizzazione allo sbarco. Anche se il caso Ocean Viking di questi giorni è esattamente identico a quelli Sea Watch o Mare Jonio del 2019, sui media non si urla al “sequestro di persona”, né tanto meno si parla di razzismo tra chi all’interno dell’attuale governo sta prendendo tempo per lo sbarco della nave dell’Ong francese.

Più semplicemente, quanto deciso dal Conte II, soprattutto dalle parti del Viminale e della Farnesina, da sinistra sembra essere stato catalogato nella categoria delle “scelte politiche” e non invece in quelle di scelte che, con Salvini al governo, sarebbero state considerate anche di rilievo penale. Scelte peraltro che, esattamente come quelle dello scorso anno, hanno in effetti un importante fondo politico.

E questo perché l’Italia, a prescindere dal colore del governo, non può permettersi di far entrare ogni nave Ong che dinnanzi le coste libiche prende a bordo dei migranti spediti in mare da scafisti senza scrupoli. A maggior ragione quest’anno che il nostro Paese sta vivendo l’emergenza coronavirus ed ufficialmente, dallo scorso 8 aprile, i porti non sono considerati sicuri. Per cui ecco che legittimamente Viminale e Farnesina si sono mossi, in riferimento al caso Ocean Viking, per mettere altri Paesi difronte le proprie responsabilità.

A partire da Malta, che però come al solito non è intervenuta nonostante la nave dell’Ong per diversi giorni ha attraversato le acque di propria competenza. Poi, così come riportato da Francesco Borgonovo su La Verità, la diplomazia italiana ha lavorato per chiamare in causa altri due governi che dovrebbero farsi carico della vicenda: quello francese e quello norvegese. Il primo perché la Sos Mediterranée, come detto in precedenza, ha sede in Francia ed il secondo perché la Ocean Viking batte bandiera norvegese.

Anche in questo caso però a Roma non sono arrivate risposte. Per tal motivo, il governo ha aspettato diversi giorni prima di assegnare un porto sicuro all’equipaggio della Ocean Viking. Un modo per l’appunto per aspettare e chiamare in causa gli altri Paesi coinvolti nella vicenda e la stessa Unione Europea. Che poi è stato lo stesso motivo che spingeva nel 2019 Salvini a temporeggiare ed a chiudere i porti alle Ong. Un’identica linea politica, nonostante il silenzio mediatico di questi giorni sulla Ocean Viking.

Ma se Salvini aveva il supporto su questo fronte del suo partito e del governo a cui apparteneva, il cui “azionista di maggioranza” era il Movimento Cinque Stelle, oggi il nuovo esecutivo deve dare conto anche a quella parte più a sinistra del Pd ed a quelle aree più rosse della maggioranza che scalpitano per accontentare le Ong. Per cui, di fatto l’esecutivo sul fronte immigrazione è tenuto in gabbia: da un lato l’assenza dei partner europei, dall’altro le pressioni interne derivanti dalla maggioranza.

E non solo: perché le Ong non hanno dimenticato come esercitare pressione mediatica per farsi assegnare porti sicuri in cui sbarcare. Nei giorni scorsi ad esempio, recitando un copione già visto nei mesi precedenti, l’equipaggio della Ocean Viking ha lanciato più allarmi: nervosismo tra i migranti, tentativi di suicidio, dichiarazione di stato d’emergenza, un contesto che ha costretto il Viminale ad inviare a bordo un team di medici e psicologi. I quali peraltro non hanno evidenziato molte criticità. Ma tanto è bastato per inviare verso Palazzo Chigi ulteriori spinte affinché il governo italiano faccia sbarcare la Ocean Viking. Missione forse compiuta: domani la nave dovrebbe raggiungere Porto Empedocle e da lì far trasbordare i migranti sulla Moby Zazà, il mezzo da maggio usato per ospitare i migranti in quarantena.

Da parte loro, su Twitter i membri di Sos Mediterranée hanno smentito dicendo che al momento non sono giunte comunicazioni ufficiali, tuttavia nel pomeriggio di questa domenica è arrivato il via libera ufficiale allo sbarco a Porto Empedocle. Ed il governo così ha dovuto cedere un’altra volta a pressioni di natura politica e mediatica.

Che intanto proseguono. Ad esempio, adesso a tenere banco è anche la questione del mercantile “Talia”, il quale ha a bordo 52 migranti recuperati nei giorni scorsi a largo della Libia. Sul caso sono stati registrati nelle scorse ore gli interventi di Alarm Phone, il network telefonico che riceve le chiamate di Sos dai barconi in difficoltà: “La nave mercantile Talia necessita un porto sicuro da giorni! Invece i naufraghi sono ancora in mare! – si legge nel tweet di Alarm Phone – Talia ha rispettato il diritto internazionale salvando persone in difficoltà nella zona Sar di Malta. Malta sta eludendo i suoi obblighi legali rifiutando lo sbarco”. Alarm Phone ha quindi chiesto uno “sbarco immediato a Malta, il porto sicuro più vicino, per tutelare salute e sicurezza delle persone soccorse e dell’equipaggio”. Ad intervenire sulla vicenda Talia, anche le Ong Sea Watch e Mediterranea Saving Humans: entrambe le organizzazioni hanno chiesto alle autorità maltesi di far sbarcare al più presto il mercantile con i migranti a bordo. Al momento da La Valletta non sono arrivate comunicazioni, possibile dunque che sul caso a breve sarà costretta ad intervenire ancora una volta l’Italia.