Conte si dimette domattina: ecco tutte le ipotesi in campo

 

Il premier Giuseppe Conte inconterà domani mattina il presidente Sergio Mattarella, presumibilmente al termine del Cdm che si terrà verso le 9, l’ennesimo tentativo di prendere tempo in attesa di una soluzione last-minute.

La notizia arriva dopo una giornata in cui vi è stato un susseguirsi di rumors ed è la conferma di quanto aveva già anticipato Dagospia.

Per risolvere la crisi innescata dalla fuoriuscita di Italia Viva dalla maggioranza, c’erano tre ipotesi sul campo. La prima, che ormai è già stata definitivamente scartata, presupponeva che il premier avesse improvvisamente trovato i numeri, evitando così di dimettersi e risolvendo tutto con un semplice rimpasto di governo. Ricordiamo, però, che nell’ultimo voto di fiducia la maggioranza ha ottenuto 156 voti, di cui 3 sono di senatori a vita che non sempre partecipano a tutte le sedute, mentre i voti dei senatori Ciampolillo e Nencini sono arrivati al 91esimo. Ma non solo. Il capodelegazione del Pd Dario Franceschini, in questi giorni, ha più volte ripetuto che, per una navigazione tranquilla, a Palazzo Madama servono almeno 170 voti a favore e giovedì, stando alle ultime indiscrezioni, la maggioranza potrebbe fermarsi a 145 voti favorevoli alla relazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede.

“Ora i numeri non ci sono…”. Pressing per le dimissioni di Conte

La seconda ipotesi prevede che Conte sia sul punto di avere in Senato quel gruppo di responsabili centristi che potrebbe aiutarlo a proseguire nella sua azione di governo e, quindi, a chiedere un preincarico al presidente Sergio Mattarella, un preludio per la nascita del Conte Ter. La terza e ultima opzione è la peggiore per l’inquilino di Palazzo Chigi: rimette l’incarico senza l’assicurazione da parte del Capo dello Stato di ottenere un reincarico. E, anzi, Mattarella mette da parte Conte e gli dice che sarà lui a guidare le consultazioni. Difficile che le dimissioni portino direttamente al voto, ma altrettanto difficile potrebbe rivelarsi la nascita di Conte Ter attraverso quella che, in gergo, viene chiamata ‘crisi pilotata’.

Le reazioni

Intanto, dall’opposizione, il leader del Carroccio, Matteo Salvini attacca: “Spero gli italiani tornino ad avere un governo serio e stabile il prima possibile. L’Italia non può rimanere immobile in attesa della compravendita di senatori in cambio di non si sa che cosa”. E ha aggiunto: “Mi aspetto che prevalgano il buonsenso e l’amore per il Paese in queste settimane lo spettacolo Conte, Renzi, Di Maio, Zingaretti, Tabacci, Mastella, è stato squallido. Ci sono aziende in crisi e lavoratori in difficoltà, quindi mi auguro che se non hanno i numeri per governare si facciano da parte”.

Secondo i due capigruppo del M5S, Davide Crippa ed Ettore Licheri, invece,”il passaggio per il cosiddetto Conte ter è ormai inevitabile ed è l’unico sbocco di questa crisi scellerata”. Si tratta di “un passaggio necessario all’allargamento della maggioranza”, sottolineano, “noi restiamo al fianco di Conte, continueremo a coltivare esclusivamente l’interesse dei cittadini, puntiamo a uscire nel più breve tempo possibile da questa situazione di incertezza che non aiuta”. “Dobbiamo correre sul Recovery, seguire il piano vaccinazioni, procedere immediatamente ai ristori per le aziende più danneggiate dalla pandemia”, spiegano i capigruppo pentastellati, “il MoVimento, insomma, c’è, ed è pronto a fare la sua parte”.

Secondo il deputato Pd Stefano Ceccanti, la formula scelta, quella delle comunicazioni del Presidente,”allude a dimissioni e all’apertura formale di una crisi di governo che verrà affidata per la sua gestione al Presidente della Repubblica. Con un colloquio a due al Quirinale”. Da quel momento in poi, gli scenari possibili sono tre.”Il primo è che il Presidente del Consiglio uscente possa dimostrare agevolmente di avere una maggioranza operativa in entrambe le Camere: in tal caso dovrebbe avere un incarico a breve per succedere a se stesso”. Il secondo, invece, è che “palesemente non abbia i numeri ed in tal caso è da attendersi una gestione più lenta e non facilmente prevedibile in termini di possibili incarichi”. Una terza ipotesi, conclude il costituzionalista toscano, “potrebbe essere quella di una maggioranza intorno al Presidente uscente, ma non del tutto convincente. In casi come questi si ricorre di solito a pre-incarichi (in questo caso sempre all’uscente) o a mandati esplorativi a personalità istituzionali”.

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