Conte chiude la commedia di Villa Pamphili: il nulla. Sorpresa, ha scoperto che esiste il “genio italico”

 

Dice tutto per non dire niente. Alla fine della kermesse di Villa Pamphili, una specie di Festival di Sanremo riveduto e corretto. Conte fa il suo bilancio. Arricchisce il suo discorso con i faremo, annunciando decine di rivoluzioni. Mette in moto le fantasie, parla dei suoi sogni, racconta le favole come si fa con i bambini per farli addormentare. E soprattutto – a scanso di equivoci – afferma in tono perentorio: «Non ci sono state passerelle». Evidentemente ha capito che la sceneggiata non ha funzionato mediaticamente, gli italiani non sono ingenui.

Conte si “giustifica” per Villa Pamphili

«Qui abbiamo lavorato senza risparmiarci», annuncia Conte per far digerire all’opinione pubblica gli sfarzi e le tavole imbandite. «È sfilato un Paese intero». Poi, in maniera un po’ infantile, giustifica la scelta di Villa Pamphili: «Della bellezza dell’Italia non dobbiamo vergognarci. Anzi, la dobbiamo mettere in mostra davanti al mondo intero». In effetti, mancavano solo i balli di corte per una cornice ancora più “reale”.

Parole al vento

Poi il premier torna ad aprire il libro dei sogni «Non è sufficiente riformare il Paese ma occorre reinventarlo. Ci attende una sfida troppo impegnativa per accontentarci di qualche semplice riforma». In questi giorni c’è «stato un clima proficuo, intenso. Abbiamo toccato con mano i problemi ma ci è stata restituita tanta energia». Non solo, abbiamo toccato con mano anche tanto genio italico e resilienza».

Gli annunci di Conte

L’elenco delle cose da fare è lungo, quasi impossibile sintetizzarlo. Ci sono tanti “più”, più scuola, più ricerca, più digitale, più ecologia. In sostanza parole al vento. Il meno è nelle tasse, ma anche qui non si sa come. Un altro annuncio pirotecnico: «Sarà un’Italia più inclusiva». Ennesima conferma della strategia di dire tutto per non dire niente.

 Tra “Luce” e la “Divina Commedia”

Per adesso restano soltanto due cose certe. La prima è che Elisa ha cantato Luce a Villa Pamphili. L’ha intonata a cappella, su invito dello stesso Conte, incassando un caldo applauso dei presenti. La seconda è che l’attrice Monica Guerritore ha declamato dei versi della Divina Commedia, compreso il passo – caro ai Cinquestelle – «a riveder le stelle». Tutto il resto è noia.

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