Contagi in salita: sono quasi 25mila. Lo scienziato Piot: la pandemia è solo all’inizio

Sono 24.991 i nuovi casi di coronavirus in Italia, secondo il bollettino di oggi. Sono 205 i morti registrati nelle ultime 24 ore, che portano il totale delle vittime a 37.905 da inizio emergenza. Da ieri effettuati 198.952 tamponi. Aumentano ancora i ricoverati in terapia intensiva con 1536 casi (+125 da ieri). Gli attualmente positivi sono 276.457 (+21.367), mentre 275.404 i guariti (+3.416). Sono i dati elaborati dal ministero della Salute, consultabili sul sito della Protezione civile.

La Lombardia la regione con più contagi

Per quanto riguarda le singole regioni, ancora in aumento i nuovi casi in Lombardia (+7558), 2827 in Piemonte, 2427 in Campania. Nel Lazio sono 1963, mentre la regione meno contagiata è il Molise (+19).

Sestili: rischiamo 40mila casi nel weekend

Giorgio Sestili, fisico e ideatore della pagina Facebook ‘Coronavirus – Dati e analisi scientifiche’, osserva che “in questo momento il tempo di raddoppio dei casi in Italia è il più alto d’Europa. Abbiamo superato la Spagna e la Gran Bretagna, e ci avviciniamo pericolosamente alla Francia. Quindi con l’attuale crescita e in assenza di un rallentamento potremmo arrivare a sfiorare i 40mila casi al giorno nel prossimo weekend. Ci auguriamo tutti che le misure messe in campo dal Governo con i diversi Dpcm possano rallentare la curva”.

Sestili: con l’inverno la situazione peggiorerà

“Occorre mantenere la calma – prosegue Sestili – e aspettare una decina di giorni per vedere, appunto gli effetti delle misure. E’ chiaro che visti i numeri si possono immaginare lockdown localizzati nelle zone dove il virus sta dilagando: le province di Milano e Napoli, ma anche Regioni come il Piemonte e la Liguria”.

“I prossimi mesi saranno molto duri – conclude Sestili –  in questo momento non è previsto un rallentamento dei contagi, purtroppo con l’inverno potranno solo peggiorare. Dovremmo imparare a convivere con il coronavirus”.

Piot: questa ondata non sarà l’ultima

La seconda ondata della Covid-19 con ogni probabilità non sarà l’ultima. In realtà, “siamo solo all’inizio della pandemia”, provocata dal coronavirus Sars-CoV-2, che fino all’anno scorso non era passato all’uomo. E la lotta per uscirne sarà “lunga”, visto che c’è un solo virus che attacca l’uomo che è stato “eradicato”, nella storia, il vaiolo. A spiegarlo, in videoconferenza stampa al termine del collegio dei commissari, è stato Peter Piot, microbiologo belga noto per le sue ricerche su Ebola e Aids, direttore della London School of Hygiene and Tropical Medicine, tra i consulenti speciali della Commissione per la Covid-19.

In Europa la situazione è seria

In Europa, ha detto Piot, “la situazione è molto seria e rischia di peggiorare, se non adottiamo misure più drastiche. I numeri sono impressionanti e si tratta di persone. Crescono anche i decessi. Circa mille persone al giorno muoiono di Covid-19: e sono persone“. Nel Vecchio Continente, ha sottolineato, “sempre più famiglie sono colpite, non è solo una cosa che è là fuori ed è marginale. La notizia positiva è che la mortalità, il rischio di morire, in ospedale, è stato dimezzato rispetto alla scorsa primavera”.

Sulla Sars Cov 2 abbiamo già imparato molto

Sul coronavirus Sars-CoV-2 “abbiamo imparato molto: una delle lezioni più importanti è che dobbiamo agire presto”. Per lo scienziato, “non dobbiamo aspettare che la gente inizi a morire, con grandi numeri, perché questo segue circa 3-4 settimane dopo l’aumento dei contagi. Ed è sicuro come la notte segue il giorno. Dobbiamo agire quando aumentano i casi, non quando la gente muore”.

Non c’è ancora una vera cura

“Se allentiamo troppo le misure – avverte Piot – allora paghiamo un prezzo elevato. Non esiste la bacchetta magica: vorrei che ci fosse, ma non c’è”. Se in Europa “non mettiamo sotto controllo la pandemia” di Covid-19, “non c’è modo che l’economia riparta”.

Ora, dice Piot, “abbiamo più esperienza ed è stato fatto qualche progresso nei trattamenti, anche se non abbiamo ancora una vera cura. Ma se in un Paese 500 o 1.000 persone vengono ricoverate, è come se un ospedale venisse chiuso per gli altri malati, che richiedono interventi chirurgici e altri trattamenti. Questo ha un impatto su molti aspetti, non solo per la Covid”. E la malattia provocata dal coronavirus Sars-CoV-2, sottolinea Piot, “non è un’influenza: sempre più persone soffrono di una Covid lunga, e so di che cosa parlo. L’ho avuta io stesso, per quattro mesi: ero esausto, con complicazioni cardiache”.