Conclave, scatta il divieto sui nomi: cambia tutto
Il conto alla rovescia è agli sgoccioli. Mercoledì 7 maggio, le porte della Cappella Sistina si chiuderanno, dando ufficialmente il via al conclave, il momento più cruciale e riservato della vita della Chiesa cattolica: l’elezione del nuovo Papa. Un evento che si preannuncia denso di incertezza e colpi di scena, con una Chiesa in cerca di direzione dopo il pontificato di Francesco.
Un’eredità ingombrante e un Collegio Cardinalizio diviso
L’eredità di Papa Francesco, con il suo stile pastorale e le sue riforme teologiche, pesa come un macigno. I cardinali, chiamati a succedergli, si trovano di fronte a una situazione complessa. Mancano figure dominanti, e il Collegio Cardinalizio appare diviso, con un numero crescente di cardinali indecisi. Le dinamiche interne sono caratterizzate da una certa opacità, con voci di accordi sottobanco e manovre di potere che rischiano di violare le regole stabilite dalla costituzione apostolica “Universi Dominici Gregis”.
Vietate le “cordate”: il rispetto delle regole sotto esame
Il divieto di accordi pre-elettorali è un principio cardine del conclave. La costituzione apostolica è chiara: qualsiasi patto volto a condizionare il voto di un cardinale, sia a favore che contro un candidato, è illecito e comporta la scomunica. Nonostante ciò, nelle ultime ore sono circolate voci insistenti su un presunto accordo tra il cardinale ungherese Péter Erdő e l’italiano Pietro Parolin, ex Segretario di Stato vaticano. Secondo le indiscrezioni, Erdő avrebbe promesso i suoi voti a Parolin in cambio di garanzie dottrinali.
La smentita via social e un’atmosfera tesa
A smentire con forza queste voci è intervenuto l’ambasciatore ungherese presso la Santa Sede, Eduard Habsburg-Lothringen, attraverso un post su X (ex Twitter). La sua dichiarazione, che definisce “totalmente falsa” qualsiasi speculazione sull’accordo, è significativa non solo per il contenuto, ma anche per la modalità. È la prima volta che un social network viene utilizzato per chiarire dinamiche interne al conclave, un segnale evidente di quanto sia tesa l’atmosfera sotto il Cupolone.
Erdő e l’appello alla restaurazione teologica
Il cardinale Erdő, durante una messa presso la chiesa di Santa Francesca Romana ai Fori Imperiali, ha lanciato un messaggio programmatico, chiedendo una “restaurazione teologica” dopo un periodo che ha definito “confuso”. Ha sottolineato la necessità di una guida spirituale in grado di affrontare sfide epocali, ponendo al centro del suo discorso la figura di Gesù Cristo, simbolo e fondamento della nuova evangelizzazione.
I social network come arma di pressione e disinformazione
L’uso dei social network in questo periodo pre-conclave si è rivelato un’arma a doppio taglio. Oltre alle smentite ufficiali, circolano messaggi anonimi e campagne diffamatorie. Un messaggio su WhatsApp, ad esempio, ha raggiunto diversi cardinali, contenente accuse rivolte a Pietro Parolin per presunti fallimenti nella gestione dei casi di abusi all’interno della Chiesa. Le accuse fanno riferimento a una lettera di Anne Barrett Doyle, leader di SNAP, che chiede maggiore trasparenza. Anche il cardinale filippino Luis Antonio Tagle è stato oggetto di critiche, difeso però dall’episcopato del suo Paese.
La massa degli indecisi e il bisogno di preghiere
Nonostante l’attenzione mediatica su nomi come Parolin, Tagle ed Erdő, non c’è un candidato in grado di raccogliere i 89 voti necessari per l’elezione. La maggioranza nel conclave sembra essere rappresentata dagli indecisi, rendendo l’esito imprevedibile. In questo clima di incertezza, molti cardinali si sono raccolti in preghiera, invocando l’illuminazione dello Spirito Santo.
Dolan contro Trump: “Il Papa non è uno scherzo”
Un episodio curioso, ma indicativo del clima teso, ha coinvolto l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump. In un post social, ha pubblicato un’immagine satirica che lo ritraeva vestito da Papa. Il gesto è stato giudicato offensivo da molti, compreso il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e storicamente vicino a Trump, che ha commentato: “Ha fatto una brutta figura”. Dolan ha auspicato per il futuro un pontefice che sia “una sintesi dei tre ultimi papi”, richiamando le figure di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco.