“Chiara Poggi aveva scoperto un segreto indicibile, ecco perché le fu tolta la vita” L’avvocato vuota il sacco

La riapertura del caso Garlasco, a distanza di anni dalla condanna definitiva di Alberto Stasi, ha suscitato grande attenzione mediatica e giuridica. Alla base della richiesta di revisione ci sarebbero nuovi elementi, tra cui delle analisi genetiche non svolte all’epoca o non considerate adeguatamente nei precedenti gradi di giudizio.

In particolare, si parla del possibile DNA sotto le unghie di Chiara e di impronte o tracce biologiche rilevate nella villetta che non avrebbero trovato una piena identificazione. Gli avvocati sostengono che questi elementi potrebbero portare a una nuova verità sul delitto. Un altro punto centrale riguarda la misteriosa bicicletta nera da donna avvistata nei pressi dell’abitazione di Chiara la mattina del delitto.

Il caso del delitto di Chiara Poggi a Garlasco, avvenuto nel 2007, è stato riaperto nel 2025 dopo il ritrovamento di una nuova impronta palmare sulla scena del delitto, attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara. L’impronta, già rilevata nel 2007 ma mai identificata, ha mostrato 15 punti di corrispondenza con quella di Sempio, portando la Procura di Pavia a indagarlo per delitto in concorso.

La difesa sostiene che l’impronta risalga a un periodo precedente al delitto, data la frequentazione abituale della casa. Marco Poggi, fratello di Chiara, ha dichiarato di ritenere Sempio estraneo ai fatti. Il 17 giugno si terrà un’importante udienza con l’esame di nuovi reperti.

Intanto, l’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, ha appena rilasciato delle dichiarazioni sconvolgenti su Chiara Poggi e il possibile movente del delitto. “Aveva scoperto un segreto indicibile…”

L’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio nell’ambito della seconda inchiesta sul delitto di Chiara Poggi a Garlasco, ha rilasciato dichiarazioni sorprendenti che collegano il delitto allo scandalo del Santuario della Madonna della Bozzola, avvenuto anni dopo il delitto.

Secondo Lovati, la vicenda della Bozzola, dove nel 2014 un carabiniere travestito da prete documentò un tentativo di estorsione legato a un audio compromettente sull’allora rettore don Gregorio Vitali, rivelerebbe una realtà oscura nella zona, fatta di esorcismi, abusi e, forse, segreti ben più inquietanti.

Lovati ipotizza che dietro il delitto vi siano poteri forti, forse legati alla Chiesa, e sostiene che Alberto Stasi, condannato per il delitto, non abbia detto tutta la verità. Secondo lui, Stasi avrebbe accettato la condanna per proteggere qualcun altro, forse per paura.

Lovati arriva a suggerire che possa esserci stato più di un mandante e allude a una verità che Stasi conoscerebbe ma che tace per salvarsi la vita. Il legale definisce la sua ipotesi come “un sogno”, ma non rinuncia a insinuare che il delitto Poggi sia collegato a un contesto più ampio e oscuro.

Anche Giada Bocellari, legale di Stasi, conferma il clima torbido in cui ha indagato, parlando di minacce ricevute mentre cercava collegamenti tra il Santuario e una serie di eventi sospetti a Garlasco. Pur non trovando prove di un legame diretto con il delitto Poggi, ipotizza che il delitto sia stato compiuto da più di una persona, in tre fasi distinte. La scena del delitto, secondo lei, mostra dinamiche diverse che farebbero pensare alla presenza di più soggetti, almeno nella fase iniziale.

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